BENGALA, 4° STATO PIù POPOLOSO DELL’INDIA, SI LIBERA DEI COMUNISTI DOPO 34 ANNI . AL POTERE MAMATA

Creato il 06 luglio 2011 da Madyur

Delle pantofole calpestano una bandiera rossa con falce e martello : ecco l’immagine della disfatta dei comunisti indiani nel Bengala Occidentale. E’ una donna di bassa statura a indossare le infradito con le quali è entrata nella storia.

Con 226 seggi conquistati in tutte le roccaforti del vecchio Impero rosso , Mamata ne ha lasciati da spartire appena 62 ai ringhiosi candidati del Partito Comunista marxista –leninista CPI(M), il più potente dell’India e tra i più grandi del mondo , al governo in Bengala per 34 anni. Gli ultimi arroganti echi di un regime accusato di corruzione , incapacità e violenza diffusa si sono spenti alla vigilia del voto, con le parole di Biman Bose ( segretario generale in persona) “I giornalisti a contratto ( borghesi venduti ndb) leccheranno presto il loro sputo una volta usciti i risultati” aveva profetizzato.

Poi il partito di Mamata è arrivato con una furia inaspettata e ha ripulito il rosso a Kolkata , la megalopoli caotica per eccellenza, e nei villaggi rurali. Il vertici del partito comunista in completo silenzio e in fuga i militanti da cellule e sezioni che controllavano ogni luogo di lavoro , circolo ricreativo , perfino uffici più remoti dell’amministrazione e delle stazioni di polizia.

Da tempo i comunisti , con in testa il nemico numero uno di Mamata , Bhattacharjee avevano letto i segni dello sgretolamento del loro sistema ispirato ai cinesi. Un modello buono per la dittatura , ma non nei Paesi come l’India, dove può nascere un leader populista come Mamata.

Prima di prendere possesso del Bengala , Mamata era già stata ministro per tre volte sotto diversi regimi ; ora che guiderà il quarto stato più popoloso dell’India non pone limiti alla sua ambizione di ritagliarsi un posto più grande a livello nazionale, dove i voti del suo Trinamool Congress, sono già decisivi per le sorti dell’alleanza guidata sa Sonia Gandhi e dal primo ministro Singh.

Niente male per una figlia di un insegnante che ancora vive con la madre in un appartamento popolare a ridosso di Kalikat , cuore mistico ma diseredato di Kolkata , dipingendo e suonando la tastiera elettronica a tempo perso. Mamata giuà da giovane aveva dimostrato di che pasta è fatta buttandosi sotto la macchina di un leader avversario di Indira Gandhi.

Nel 2007 Buddhadeb Bhattacharjee, detto Buddha rosso, avviò i progetti d acquisizione a fini industriali delle terre fertili un tempo concesse dal governo comunista ai contadini di Kolkata. Mamata capì subito l’errore e con i fedeli del suo partito aizzò braccianti e agricoltori contro i membri del partito comunista. Usò ogni arma , persino portando i copri delle vittime della repressione della polizia e dei quadri armati comunisti sul palco dei suoi comizi. In poco tempo convinse i musulmani che non aveva senso a farsi espropriare le terre per pochi soldi in nome di un governo religiosamente più tollerante a parole.

I Villaggi di Nandigram e Singur, abitati da maggioranze islamiche, sono stati la Caporetto di Buddhaeb , la prova che il suo Partito non sapeva gestire le emergenze senza usare la forza: 14 le vittime solo a Nandigram. Da allora ritorsioni e minacce non hanno impressionato più nessuno. Un partito che prima allontanò i capitalisti e industriali , con un modello di nazionalizzazione senza offerte in cambio, e poi aveva cercato di richiamarli offrendo loro terre a prezzi stracciati quasi esentasse, senza curarsi che su quelle terre c’erano popolazioni che vivevano da secoli.

Il Bengala con il Partito comunista stava languendo ino stato semicomatoso : i pochi posti di lavoro restavano nel giro delle raccomandazioni rosse , l’economia stagnava, i nuovi quartieri dell’alta tecnologia erano diventati oasi di pochi privilegiati. Eppure questo Stato era negli anni 60 e 70 la culla del nuovo movimento popolare che spazzò via i rimasugli delle Compagnie delle Indie e i latifondisti , aprendo la strada a una nuova stagione di agognata giustizia sociale. Ma fin dall’inizio qualcosa andò storto , e una volta al potere nel ‘77 , il furore nazionalista dei compagni come Jyoti Basu , primo ministro del Bengala per vent’anni – si spinse a cancellare perfino le lezioni d’inglese dalle scuole pubbliche mentre si cambiava il nome Calcutta in Kolkata. Bengala , con 91 milioni di abitanti , dieci volte l’Austria con un territorio quasi equivalente ha tassi di di disoccupazione e mortalità infantile tra i più alti del Continente.

Mamata non ha attaccato i suoi nemici solo sul piano economia. Ma anche sulla tradizione. Come tutti i bengalesi ama il suo poeta concittadino Tagore , usando le sue frasi nei suoi comizi. Ha accusato Buddhaeb di preferire Truffaut e Godard alle Jatra, le opere folk tradizionali. Certo che Mamata è salita al potere senza pagare un prezzo personale, e negli anni i comunisti hanno tentato di eliminarla anche fisicamente dalla scena politica con aggressioni e violenze personali, salvo renderla martire agli occhi della popolazione.

Alle accuse di aver contrastato l’industrializzazione dello Stato opponendosi al Petrolchimico di Nandigram e alla fabbrica d’auto a Singur, Mamata ha risposto mettendo il presidente dell’Associazione industriali a guidare il Dicastero delle Finanze. Certo questo non basta, considerando che il 96% delle entrate fiscali dello Stato bastano a malapena a pagare gli stipendi governativi. Per ora la città è diventata verde , simbolo del Trinamool Congress, ed eliminato dai muri falci e martello. Adesso aspetta a Mamata che oltre alle operazioni di facciata a compiere quel passo verso la modernizzazione di uno Stato.


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