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Beni culturali : servono più tecnici e più mezzi per la tutela, e non meno tutela

Creato il 10 marzo 2014 da Carteinregola @carteinregola

In seguito all’articolo apparso ieri 9 marzo su Repubblica, a firma Giovanni Valentini (1), un gruppo di associazioni ha risposto al giornalista  su Patrimonio SOS con un appello:

Più tecnici e più mezzi per la tutela, e non meno tutela

IMG_5357 Piazza navona

Qualche giorno fa, le associazioni che sottoscrivono questo appello hanno ale. In quelle righe si ribadiva anche la sollecitazione agli organi di tutela, troppo spesso accomodanti, a mantenere alta la guardia.
Per questo siamo rimasti stupefatti nel leggere ieri, su “Repubblica”, in prima pagina, un titolo come “I no delle Soprintendenze che rovinano i tesori d’Italia” e all’interno, nell’articolo, l’intera antologia degli stereotipi più logori, disinformati e disinformanti contro gli organi di tutela: un inverosimile attacco alle ragioni stesse della tutela del patrimonio.


Esercitando la “paralisi della conservazione”, la “burocrazia” delle Soprintendenze sarebbe quindi, secondo l’articolista, responsabile di “congelare la modernizzazione e paralizzare l’aspetto urbanistico delle città.” Insomma, “per dirla con Matteo Renzi, incatenare il Belpaese”. Adesso abbiamo capito meglio il senso di questo siluro a sorpresa. Più volte il presidente del Consiglio ha attaccato soprintendenti “che nessuno ha eletto” come chi attaccava i magistrati anch’essi non eletti da nessuno.
L’esplicito e ripetuto rimando al corso del nuovo premier e il devoto omaggio alla sua “vision” in campo culturale, ci ripropongono l’abusata immagine dell’italico assalto al carro del vincitore di turno. Peccato che la vittima designata, il rottamato, in questo caso, non sia tanto l’apparato dirigenziale del Ministero per i Beni Culturali, colpevole caso mai del contrario, ovvero di aver assecondato, in questi ultimi anni, tante richieste al ribasso di parte politica, quanto piuttosto il nostro stesso patrimonio archeologico, storico-artistico, paesaggistico. Pompei, Volterra, le mura aureliane crollano perché, mancando tecnici e fondi, non c’è sufficiente tutela, non perché ve ne sia troppa.
Se prevarrà questa nuova poderosa pulsione definitiva alla deregulation, l’accesso alla bellezza sarà sempre più circoscritto a pochi privilegiati, che ne possiedono in via esclusiva le chiavi. Gran parte del patrimonio sarà trasformata e stravolta in tante Disneyland per turismo globale, mentre l’altra, la meno “redditizia”, rovinerà su sé stessa nel giro di pochi anni, sepolta dal cemento e dai rifiuti.
L’11 novembre 1786, a commento di una passeggiata romana, Goethe scriveva: “Questi uomini lavoravano per l’eternità; tutto essi hanno preveduto tranne la demenza dei devastatori, cui tutto ha dovuto cedere.”
Se questo è il nuovo che avanza, il retrogusto sa d’antico. Anzi di vecchiume reazionario.

Roma, 10 marzo 2014
Vezio De Lucia, presidente Associazione R. Bianchi Bandinelli
Vittorio Emiliani, presidente del Comitato per la Bellezza
Alberto Asor Rosa, presidente Rete dei Comitati per la difesa del territorio
Maria Pia Guermandi, Consigliere Nazionale Italia Nostra
Edoardo Salzano, Direttore eddyburg.it
Anna Marina Foschi, presidente Italia Nostra Emilia-Romagna,
Carlo Alberto Pinelli, presidente Mountain’s Wilderness
Desideria Pasolini dall’Onda, Salvatore Settis, Tomaso Montanari, Paolo Leon, Mario Torelli, Marco Tullio Giordana, Donata Levi, PatrimonioSos, Adriano La Regina, Andrea Emiliani, Corrado Stajano, Gianandrea Piccioli, Pier Luigi Cervellati, Paolo Fabbri, Paolo Berdini, Antonio Pinelli, Sauro Turroni, Luciana Prati, Giovanna Borgese, Francesca Valli, Nino Criscenti, Fernando Ferrigno, Giulio Castelli, Paolo Cacciari, Pier Giovanni Guzzo, Gabriele Simongini

(1) Soprintendenze: beni culturali in sabbie mobili di veti e burocrazia – Giovanni Valentini Repubblica del 9 marzo 2014. “Tutti i no delle soprintendenze che ostacolano i tesori d’Italia”: “A Roma si chiama “la maledizione dei coccetti”: per dire i reperti archeologici che riemergono a ogni scavo nella Caput mundi, come avviene da sempre per la metropolitana, fermando spesso lavori grandi e piccoli, pubblici e privati”



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