L’azione si svolge in un sobborgo di Melbourne. È la storia di un logopedista omosessuale insegnante di eloquenza che ha due miti: Shakespeare e Mick Jagger.
Tra i suoi studenti ci sono signore con “zeppole” ed esse sibilanti da correggere. Ha anche un amore, il suo amico Bruce con il quale ha lunghi colloqui telefonici. Una sorta di quiete prima della tempesta perché un giorno viene contattato dalla mamma di un giovane, anzi, di un giovanissimo ragazzo di nome Beniamino che ha bisogno di correggere la sua balbuzie.
Il professore rimane affascinato dal ragazzo che, in più di un’occasione, mostra di ricambiare.
Ma è l’inizio di un tragico epilogo in quanto l’uomo, vittima di una società che lo respinge con disprezzo, finisce internato.
Scritto dal commediografo australiano Steve J. Spears, il monologo, il cui titolo originale è “The Elocution of Benjamin Franklin”, ha avuto il suo battesimo nel 1976.
Come definito nel sottotitolo “prova d’attore”, questo testo non facile ha decretato il successo dei suoi interpreti ed ha trovato grande risposta a livello internazionale.
Come dichiarato dallo stesso Fantastichini, rispetto a Roma, la platea di Milano ha accolto lo spettacolo con maggiore empatia, probabilmente per una dimensione più ridotta del teatro del capoluogo lombardo.
L’attore, ancora una volta, dimostra la sua sensibilità nei confronti di temi quali la solitudine e l’omofobia e conferma che le tavole del palcoscenico altro non sono che un prolungamento della sua persona. Più volte è stato definito il Roberto De Niro italiano; con orgoglio, tutto italiano affermo che ci onoriamo di annoverarlo come uno dei nostri attori migliori.
Ricordando la regia di un altro grande, Giancarlo Sepe, lo spettacolo rimarrà in cartellone all’Ambra Jovinelli di Roma fino al prossimo 17 novembre.
Profilo di Virginia Cerrone
Ho lavorato per trent'anni nel settore delle telecomunicazioni. Giornalista per vocazione, ho collaborato con giornali locali di Roma e del litorale pontino, scrivendo di arte e attualità.
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