Benitez ancora in chiaroscuro. Fenomenologia dell’ex Rey di Valencia e Liverpool

Creato il 06 gennaio 2016 da Pablitosway1983 @TuttoCalcioEste

" Rafael Benitez non è più l'allenatore del Real Madrid". Rafa, uno dei guru della panchina, è in netta difficoltà. La notizia è questa. " El Rey" (de Valencia), " The Spanish Manager" (of Liverpool), da un paio d'anni non sa più far volare le proprie squadre. Pare un secolo fa quando Rafa con i Reds fu capace di rimontare 3 goal e di battere in finale un Milan stellare nell'epica finale di Istanbul del 2005. E soprattutto la squadra stellare dei suoi ultimi anni di Liverpool con il vero Torres e campioni come Reina, Xabi Alonso, Mascherano e Kuijt. Unitamente a un collettivo e a una simbiosi con Anfield straordinaria. Forse è quella la sua migliore squadra.

Sicuramente lo è per chi non ha memoria storica dei 3 anni di Valencia, quelli dei numeri da " Invincibile Armada" che gli valsero due campionati e l'inizio della fama di "Re di Coppe": la Coppa Uefa del 2004. Il ricordo di quelle squadre "verticali" e pimpanti ora è sbiadito e ha ceduto ormai il passo a quelle delle ultime esperienze. "Orizzontali", grigie e tristi. Come è svanito del resto il Rafa signorile, elegante e soprattutto vincente. Lontano anni luce da quello nervoso, rancoroso e scuro in volto di oggi. Quello dell'integralismo tattico e dell'ormai prevedibile 4-2-3-1. A Napoli era passato da " Don Rafé O Viceré e Spagna" a " Panino con la mortadella" da un'annata all'altra. Prima stagione eccezionale e parentesi felice in mezzo ai fallimenti targati Inter e Real Madrid e all'altrettanto fugace esperienza londinese col Chelsea salvata in extremis con la seconda Europa League della carriera: tanti nuovi innesti, terzo posto, 12 punti in un girone di Champions con Arsenal, Dortmund e Marsiglia e una Coppa Italia.

Secondo anno sbiadito. I contrasti con la società sul mercato e il mancato salto di qualità (nessuna cessione illustre e quindi milioni da investire o niente rinnovo e quindi niente spese pazze? O tutte e due?), il " resto o vado via" e i troppi " ni" a farla da padrone e una stampa che lo detestava apertamente. A tal punto da rovinargli l'immagine parlando alla pancia di una certa parte del tifo napoletano. Quella delle dicerie, quella che pende dalle labbra di Auriemma, quella delle trasmissioni locali. " Non li fa filare", " Non li fa allenare abbastanza", " Gli da troppe vacanze"; " Guadagna tanto e se ne va pure in vacanza". Il miracolo al Chelsea gli era riuscito. Dopo la deludente eliminazione in Champions e soprattutto la sconfitta nella finale della Coppa del Mondo per Club con il Corinthians, Rafa, a Londra da "traghettatore" dopo l'esonero di Di Matteo, aveva salvato la stagione con la vittoria in Europa League.

A Napoli il miracolo non gli riesce. Nonostante la mancanza di un portiere vero, una difesa colabrodo (la stessa che adesso vola con Sarri) e il duo di centrocampo Lopez-Gargano a dir poco inadeguato per il suo 4-2-3-1, Rafa porta il Napoli in semifinale e sfiora l'ennesima finale europea della sua carriera, complici un Dnipro quantomeno fortunato e una serie di evidenti errori arbitrali. Niente finale di Coppa Italia e niente Champions: El Rey scappa a Madrid in fretta e furia con appena una Supercoppa in tasca. Durante la presentazione si commuove annunciando d'aver coronato il suo sogno ma la musica rispetto a Napoli non cambia. La squadra rimpiange Ancelotti e non mancano episodi imbarazzanti e plateali di sfida e ostilità nei suoi confronti. In allenamento Kroos gli fa una linguaccia e Ronaldo lo manda addirittura a quel paese. Solo avvisaglie delle prestazioni sotto tono e delle smentite di rito: " Il mio rapporto con i giocatori è essenziale". E soprattutto della testata che insieme a Zidane la proprietà gli ha servito.

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