a cura di Iannozzi Giuseppe
Roma, 18 apr. – Ufficialmente i manifesti che accomunano i pm ai brigatisti vanno condannati e il responsabile, Roberto Lassini, deve dimettersi. Ma, in privato, Silvio Berlusconi non nasconde con alcuni interlocutori che l’iniziativa politicamente è giusta, perché va al nocciolo della questione, e cioè ci sono magistrati e, in particolare, pubblici ministeri, che fanno della giustizia un uso improprio, sono politicizzati e hanno come unico scopo quello di farmi fuori. Il premier pare inoltre riconoscersi anche personalmente in una vicenda giudiziaria come quella di Lassini.
Riferiscono fonti parlamentari del Pdl che il premier non avrebbe accolto positivamente l’affissione dei manifesti sui muri di Milano, proprio a ridosso di un voto considerato delicato e che potrebbe assumere una valenza nazionale. Ma, nei suoi ragionamenti, il capo del Governo avrebbe condiviso il senso di quei manifesti, ossia la denuncia di procure che non risparmiano colpi al governo e al presidente del Consiglio, e che sono pronte a ricorrere all’arma giudiziaria pur di raggiungere il loro obiettivo. Del resto, viene fatto osservare dalle stesse fonti, è stato lo stesso premier, una decina di giorni fa, in una riunione, a denunciare il ‘brigatismo giudiziario’ messo in atto nei suoi confronti da parte di una certa magistratura. Non parole pronunciate pubblicamente, ma mai smentite. Frutto di un ragionamento non nuovo da parte del premier: l’azione di certi magistrati è politica, mira a far cadere il governo, sovvertendo così la volontà popolare. Vogliono solo infangarmi e delegittimarmi è il ragionamento più volte espresso dal Cavaliere in pubblico e in privato. E quei manifesti di Milano, dunque, vanno al nocciolo di quella che Berlusconi considera la vera questione: per questo devo difendermi, non posso lasciare il Paese in mano ai comunisti e a certi pm.
In pratica, Berlusconi è contro la Costituzione italiana, contro la giustizia e la legge, contro quella legge che dovrebbe essere uguale per tutti i cittadini in una democrazia che si possa definire tale. Di questo passo, a breve, si potrà parlare dell’Italia come di un paese mortificato da una conclamata dittatura berlusconiana-mussoliniana.