Bentornato Gilad!

Creato il 19 ottobre 2011 da Leragazze

Gilad Shalit è stato finalmente liberato, dopo oltre 5 anni di prigionia, dai terroristi di Hamas.

Mi fa orrore pensare a come possa aver trascorso tutto questo tempo, e sono terrorizzata all’idea di “come” tornerà a casa. Non posso nemmeno immaginare le violenze fisiche e psichiche  che avrà subito dai criminali che l’hanno sequestrato.
Forse David Grossman nel suo libro “A un cerbiatto somiglia il mio amore” si è avvicinato a descrivere le condizioni in cui tornano i soldati rapiti. Io l’ho letto col groppo in gola. La sola idea è davvero insopportabile.

Ma tant’è. Il momento che aspettavamo è arrivato e Gilad è tornato alla vita. Almeno lo spero con tutto il cuore.
Nei giorni di trattative tra Israele e Hamas, che hanno anticipato la liberazione di Shalit mi sono posta però alcune questioni.

Intanto, la stampa (almeno quella italiana) è stata totalmente concentrata nell’interpretare questa conclusione come un successo di Hamas, organizzazione che l’ONU stessa ha definito “terroristica”, oscurando totalmente lo sforzo diplomatico del tanto vituperato governo israeliano.

Il compromesso cui ha ceduto Israele infatti potrebbe sembrare quasi un ricatto se non si conoscesse l’importanza che ha per questo Paese riportare a casa un proprio figlio. Basti ricordare che nel 2008 per ottenere le salme di due soldati israeliani, Israele ha liberato 5 terroristi (uno dei quali condannato a 4 ergastoli).

In un difficile momento di equilibri politici tra i palestinesi, Hamas con la liberazione di Shalit, concessa in cambio di oltre 1000 (mille!) prigionieri palestinesi, ha trovato il modo di opporsi al suo antagonista “democratico”, Abu Mazen, reduce dal trionfo che gli è stato tributato all’ONU grazie al suo discorso per il riconoscimento alla Palestina dello status di nazione.

E va sottolineato che i 1000 palestinesi rilasciati non sono semplici prigionieri politici, ma veri e propri criminali e terroristi, condannati, anche per l’uccisione di civili innocenti, attraverso dei regolari processi svolti nell’unico Stato Democratico  della regione. Tanto che per avallare gli accordi presi dal governo Netanyahu e dare una giustificazione giuridica al loro rilascio, è stato necessario emettere un vero e proprio provvedimento di grazia da parte del Presidente Peres.

Inoltre, nessuno mi sembra che abbia fatto menzione del fatto che Shalit non è stato “prigioniero di guerra”, ma vittima di un’azione terroristica vera e propria, culminata con il suo sequestro che dunque è da considerarsi assolutamente illegittimo secondo il diritto internazionale; insomma, un crimine di guerra in piena regola. E c’è una bella differenza in termini di tutela e sicurezza del prigioniero.

Se poi consideriamo che proprio il rapimento di Shalit è stato causa della guerra di Gaza e dei morti che ne sono derivati, stupisce che si contino sulle dita di una mano le persone, le istituzioni e le parti politiche che si sono indignate e hanno alzato la voce per richiederne la liberazione. E stupisce ancor di più il tributo conferito a Hamas dalla comunità internazionale per la conclusione di quest’operazione.



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