Bentornato, o sole

Prima domenica di sole della stagione. Ed era ora! La Pasqua è trascorsa in un batter di denti in generale, mentre guardavamo le cime delle colline innevate dall’ultima, glaciale precipitazione.
Spero sia finalmente l’inversione di tendenza che ci permetterà di lasciarci alle spalle questo tempo terribilmente piovoso. Credo che l’estate scorsa, sommando tutti i giorni di bel tempo, non si superi la settimana di giornate soleggiate. Pioggia. Pioggerella. Ancora pioggia. Tempesta. Di nuovo pioggia. Non solo non ho mai dovuto annaffiare l’orto, ma dovevo indossare stivaloni di gomma per avanzare nel fango e andare a cogliere la verdura che maturava in ritardissimo per via della mancanza di sole.
E andava ancora bene, tenendo conto dei disastri che la pioggia causava per tutta Italia. Dal canto mio, un lato della collina su cui vivo ha iniziato a franare, e su un’altra sono apparsi quei principi di smottamento che noi chiamiamo “fracce”, per cui invece di finire ammollo, noialtri apparteniamo alla sezione di gente che ha paura di franare in pianura. Della serie “Di che morte vuoi morire?”
Va bene, tento di buttarla sul ridere. Ma in realtà ci vorrebbe una bella estate secca solo per riassorbire le paludi che ho visto formarsi lungo la strada che collega Voghera a Pavia. Dovendo percorrerla settimanalmente, ho avuto modo di vedere pioppeti allagarsi stabilmente, a dispetto degli sforzi dei proprietari che provavano a liberarli usando pompe collegate a trattori. Ora, con l’inizio delle migrazioni, sono rimasta senza parole vedendo stormi di anatre selvatiche pascolare sulle rive di quelle paludi-pioppeti. Anche loro hanno scambiato quei posti per stagni! C’è anche uno strato di alghe verdognole in superficie!
In queste condizioni, ben venga questo sole, perché so è impossibile, ma con tutta questa umidità inizio a temere possa crescermi la muffa sul corpo.
Ovviamente ci sono i pro e i contro. Adesso quale scusa posso accampare per rimandare i lavori da fare all’aperto?