Se confronto deve essere, confronto sia! E chiariamo da subito: "Benvenuti al nord" non regge il paragone con il suo predecessore, "Benvenuti al sud" nonostante tutti i buoni propositi di regista e cast. Il remake del francese "Giù al nord" riprendeva per filo e per segno la sceneggiatura del film originale, immergendola (bene) nella realtà italiana. Operazione questa che ha fatto storcere il naso a qualcuno, ma che ha incontrato i larghi favori del pubblico. I luoghi comuni sugli italiani si sono sprecati, ma la confezione ha tenuto bene, il film era divertente e piacevole e miscelava in modo equilibrato risate e un pizzico di poesia. Il comune di Castellabate ha ringraziato e con esso un po' tutto il sud.Il sequel non riesce nella stessa impresa, anche se nel primo giorno di programmazione ha fatto registrare un ottimo inizio. Stavolta è Alessandro Siani a fare il viaggio in senso inverso. Dal suo ridente paesino, sbarca a Milano per dimostrare alla moglie di essere capace di prendersi le proprie responsabilità. Ad accoglierlo c'è Claudio Bisio, ormai quotato dirigente di Poste italiane, stressato dal super lavoro e in crisi con la moglie. Spuntano per forza di cose i luoghi comuni ( e le verità) su Milano e sul nord. Siani viene spiazzato dal numero infinito di modalità con cui al bar possono preparare il caffè. Al momento di decidere quando organizzare una piacevole cena tra colleghi, tutti agguantano cellulari e agende come armi, per pianificare il tutto. Sul lavoro si cerca di ottimizzare il tempo al punto tale da cronometrare la permanenza alle toilette. Come contraltare le strade sono pulite, ci sono le tassiste donne e, che sorpresa, se stramazzi a terra si precipitano a vedere come stai. E te lo chiedono con l'accento varesino e non di certo siciliano.Fin qui, andrebbe anche bene. Il problema è che i vari pezzi della trama sono appiccati l'uno all'altro con eccessiva scioltezza e senza una fluidità di racconto. Il film non scorre e risulta essere un insieme di "trovate" legate l'una con l'altra grazie alle gag di Siani e alle smorfie di Bisio. Ci sono momenti esilaranti (i miei preferiti: l'incontro con il mastino napoletano, le scelte dei nomi dei figli, la cena di "benvenuto" al neo immigrato), per il resto si ride meno rispetto al precedente film. Inoltre se "Benvenuti al sud" aveva avuto il merito da un lato di tratteggiare nuovi personaggi e renderli macchiette riconoscibili (ricordiamoci di Scapece) e dall'altro di lanciare una serie di tormentoni e di scene diventate cult ("jamme jà" con relativo lancio del sacchetto), qui viene invece a mancare questa freschezza e l'operazione non può che essere etichettata come il tentativo di rifare cassa sulla scia del successo precedente. Il film così non rende effettiva giustizia a Milano, di cui avrebbe potuto cogliere aspetti anche più sorprendenti e piacevoli.
Se confronto deve essere, confronto sia! E chiariamo da subito: "Benvenuti al nord" non regge il paragone con il suo predecessore, "Benvenuti al sud" nonostante tutti i buoni propositi di regista e cast. Il remake del francese "Giù al nord" riprendeva per filo e per segno la sceneggiatura del film originale, immergendola (bene) nella realtà italiana. Operazione questa che ha fatto storcere il naso a qualcuno, ma che ha incontrato i larghi favori del pubblico. I luoghi comuni sugli italiani si sono sprecati, ma la confezione ha tenuto bene, il film era divertente e piacevole e miscelava in modo equilibrato risate e un pizzico di poesia. Il comune di Castellabate ha ringraziato e con esso un po' tutto il sud.Il sequel non riesce nella stessa impresa, anche se nel primo giorno di programmazione ha fatto registrare un ottimo inizio. Stavolta è Alessandro Siani a fare il viaggio in senso inverso. Dal suo ridente paesino, sbarca a Milano per dimostrare alla moglie di essere capace di prendersi le proprie responsabilità. Ad accoglierlo c'è Claudio Bisio, ormai quotato dirigente di Poste italiane, stressato dal super lavoro e in crisi con la moglie. Spuntano per forza di cose i luoghi comuni ( e le verità) su Milano e sul nord. Siani viene spiazzato dal numero infinito di modalità con cui al bar possono preparare il caffè. Al momento di decidere quando organizzare una piacevole cena tra colleghi, tutti agguantano cellulari e agende come armi, per pianificare il tutto. Sul lavoro si cerca di ottimizzare il tempo al punto tale da cronometrare la permanenza alle toilette. Come contraltare le strade sono pulite, ci sono le tassiste donne e, che sorpresa, se stramazzi a terra si precipitano a vedere come stai. E te lo chiedono con l'accento varesino e non di certo siciliano.Fin qui, andrebbe anche bene. Il problema è che i vari pezzi della trama sono appiccati l'uno all'altro con eccessiva scioltezza e senza una fluidità di racconto. Il film non scorre e risulta essere un insieme di "trovate" legate l'una con l'altra grazie alle gag di Siani e alle smorfie di Bisio. Ci sono momenti esilaranti (i miei preferiti: l'incontro con il mastino napoletano, le scelte dei nomi dei figli, la cena di "benvenuto" al neo immigrato), per il resto si ride meno rispetto al precedente film. Inoltre se "Benvenuti al sud" aveva avuto il merito da un lato di tratteggiare nuovi personaggi e renderli macchiette riconoscibili (ricordiamoci di Scapece) e dall'altro di lanciare una serie di tormentoni e di scene diventate cult ("jamme jà" con relativo lancio del sacchetto), qui viene invece a mancare questa freschezza e l'operazione non può che essere etichettata come il tentativo di rifare cassa sulla scia del successo precedente. Il film così non rende effettiva giustizia a Milano, di cui avrebbe potuto cogliere aspetti anche più sorprendenti e piacevoli.
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