Pionieri dello “Stencil Graffiti” in Italia ed esponenti della Street Art, Sten & Lex (ancora oggi, nonostante i riconoscimenti artistici, lavorano a viso coperto) raffigurano volti anonimi di persone, dipingendo su poster di grande formato (4-6 metri d’altezza) ed attaccandoli per strada illegalmente. I loro stencil, poster e dipinti murari sono presenti in ogni parte di Roma, nelle principali città italiane ed europee.
Spesso nelle le loro opere rielaborano elementi sacri ed ecclesiastici; il loro tono non è irriverente e l`azione fa parte di un recupero dell’arte classica riproposta in maniera soggettiva dai due artisti. La loro importanza in ambito internazionale è dovuta soprattutto all’introduzione della tecnica da loro stessi definita HOLE SCHOOL, compongono immag
Sten&Lex si contrappongono al potere e la loro arte è illegale, per questo reputano funzionale rimanere anonimi, per non entrare nel turbine massmediale, vivono in simbiosi il momento di ogni singola creazione, ragionano insieme sul soggetto, lo metabolizzano e una volta messo a fuoco lo realizzano come antichi amanuensi ancora innamorati di un’arte accurata ed elaborata attraverso ritmi rallentati e minuziosi. Quello che ne risulta è un’opera tecnicamente complessa, un’immagine molto definita e realistica, quasi fotografica, un’icona popolare e un modo di vivere in due che rende più facile il lavoro della strada, la matrice poi, viene distrutta per esaltate l’unicità dell’arte.
Nel panorama street internazionale, sono conosciuti e stimati, per una dote inusuale nel mondo dell’arte: la riservatezza con la quale portano a termine il loro compito. Non amano la popolarità, hanno voci giovani e guardano l’arte con occhi diversi, ma tengono a freno , la vanità e l’esibizionismo che ogni artista cova dentro di sé. Tengono al loro anonimato perchè preferiscono che ad essere guardate siano le loro opere, piuttosto che le loro facce. Usano la strada come tela, dipingendo in modo illegale, ma non hanno un obiettivo politico diretto. E forse l’arte non lo ha mai.
Nell’arte contemporanea spesso la tecnologia diventa strumento creativo in grado di creare illusioni e mondi paralleli, ma anche di mettere in guardia il pubblico contro i suoi stessi trucchi. E’ così che utilizza la tecnologia Tony Oursler, noto artista americano, considerato dalla critica di tutto il mondo una figura di spicco della storia recente della video arte e definito il padre della video scultura. Un mezzo espressivo dove le opere sembrano mutanti, mostri, escrescenze tumorali, visi deformati che declamano monologhi dai risvolti intimisti e in qualche modo deliranti dove l’inconscio diventa pubblico, vero meccanismo di analisi, consentendo all’arte di mostrare psicologia e psicanalisi, filosofia e poesia, arte e irrazionalità, negli occhi incapsulati diventati i veri soggetti, occhi, nei quali si possono vedere pupille che si dilatano, il riflesso dell’iride, il battito delle palpebre che fissano lo spazio o osservano il visitatore. Immagini virtuali per rappresentare la condizione dell’isolamento della società. Il video è il mezzo espressivo più adatto, le immagini in movimento, più di quelle statiche, sono estremamente rappresentative della nostra cultura contemporanea, nella quale convivono: violenza, droghe, malattie mentali, il rapporto con i media, il sesso, la cultura pop, la compulsione consumistica, l’inquinamento. Ma la sua arte non si limita a esprimersi attraverso l’immagine video in senso stretto, utilizza e sovrappone scultura, design, installazione e performance.violenza, le droghe, le malattie mentali, il rapporto con i media, il sesso, la cultura pop, la compulsione consumistica, l’inquinamento.
Il PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano ospita la mostra in Italia di Tony Oursler intitolata Open Obscura.
Appuntamento alla prossima settimana.