Ormai l’unica cosa che il cinema nostrano ha indubbiamente compreso è che noi italiani siamo capaci di prenderci in giro. Difatti, anticipando le vergognose manovre del governo post-elettorale, Benvenuto Presidente! (2013) fa del lazzo il suo tratto distintivo. E mentre l’Italia va in malora, il Presidente italiano balla insieme a quello cinese, cantando canzoni evocative su Che Guevara.
Peppino è un bibliotecario precario che ha il vizio delle storie e che si diverte a giocare con i bambini. Onesto e genuino, vive in un piccolo paese lacustre e ha appena rifiutato (per le troppe responsabilità) l’incarico di presidente del circolo di pesca Carpa Diem. Ha un figlio (rampante venditore di articoli sportivi) e auspica a un futuro migliore con più certezze. Contemporaneamente all’interno del Parlamento Italiano si sta votando per l’elezione del Presidente della Repubblica e quasi per gioco (o casualità) i tre maggiori esponenti della politica dicono ai propri deputati di votare simbolicamente Giuseppe Garibaldi. Peppino (che all’anagrafe ha ereditato il nome del defunto e storico condottiero) è, di conseguenza, il nuovo Presidente della Repubblica.
Pellicola moralmente inattaccabile, Benvenuto Presidente! è la precisa rappresentazione di un paese sull’orlo del baratro. Difatti se da una parte il regista Milani delinea correttamente la classe politica italiana “arraffona”, dedita alla corruzione e poco interessata al proprio ruolo, dall’altra si diverte a costruire un Presidente della Repubblica ideale, ma irreale. Ed è proprio questa surrealità che mal si sposa con tutti i buoni propositi della pellicola. Infatti se la pellicola diretta da Milani è una perfetta lezione civica, ormai ci si chiede per quale motivo occorra necessariamente abusare della comicità per raggiungere lodevoli obiettivi. E non è un caso che il regista si affidi all’istrionismo di un Bisio, che ha appassionato in lungo e in largo con i due episodi di Benvenuti al…, e che, grazie alla sua capacità di rendere comico qualsiasi cosa tocchi, si porta appresso numeri da capogiro al botteghino. Eppure il film è retorico e si perde progressivamente in una volontà di convincere lo spettatore sempre e comunque, di assecondarne qualsiasi richiesta e sogno. Dopotutto la pellicola esibisce una realtà onirica e paradossale, che mette in mostra un’istituzione che si decurta lo stipendio, che richiede leggi chiare e che è molto (troppo?) vicino al popolo. Tutto ciò viene richiesto a gran voce e non è un caso che proprio la commedia italiana risponda presente, con qualche lazzo, e ironia, di troppo, e poca (pochissima) serietà. Dopotutto dopo essere usciti dal cinema e aver visionato un paese che non esiste, ci si rituffa in una realtà ben più tragica e che non raggiunge vette di comicità assoluta (se non in senso negativo).
Benvenuto Presidente! si rivela una pellicola insulsa e impalpabile, che ostenta, nella seconda parte, una storia d’amore, carnale e passionale, probabilmente perché è a corto di idee e per evitare una ridondanza narrativa, che comunque a una visione più attenta c’è ed eccome. Difatti il film non mostra traccia di una vera e propria comicità intelligente (a tratti ci si ritrova davanti a espedienti di chiara derivazione vanziniana) e, anche se non sfocia mai nella volgarità effimera, si copre di ridicolo, aspetto che non fa mai bene al prossimo.
Uscita al cinema: 21 marzo 2013
Voto: **