Beppe Grillo ‘caccia’ uno dei suoi, il Movimento 5 stelle si spacca

Creato il 11 marzo 2012 da Candidonews @Candidonews

Beppe Grillo ancora una volta fa parlare di se. Questa volta le voci critiche vengono proprio dall’interno del suo movimento. Il tutto dopo l’esplusione di uno dei membri della lista 5 Stelle, ‘cacciato’ da Grillo.

Uno stralcio dell’articolo de Il Fatto Quotidiano che riassume il caso:

“Grillo non può espellere nessuno perché non siamo un partito”, dice il consigliere regionale dell’Emilia Romagna Giovanni Favia, uno dei punti di riferimento del Movimento 5 Stelle. “No, Grillo è il titolare del logo, e ha pieni poteri. Chiunque voglia creare strutture non in linea col Movimento è bene che vada via”, spiega Davide Bono, piemontese, anche lui in consiglio regionale.

In queste due dichiarazioni c’è tutto quello che in questi giorni sta accadendo all’interno del Movimento 5 Stelle dopol’”espulsione” da parte di Grillo di un attivista della prima ora come è Valentino Tavolazzi da Ferrara. L’ultimo di una lunga serie di episodi che hanno creato nervi tesi e malumori. Soprattutto nei confronti di quello che fino a oggi è il “lider maximo” del Movimento, e cioè Beppe Grillo.

Così nell’arco di poco tempo potrebbe delinearsi il futuro del Movimento 5 Stelle. Proseguire sulla linea del “Grillo padre padrone” oppure diventare un gruppo politico in cui la sua voce è una tra le altre, senza il potere di assumere o licenziare. Da nord a sud, sono tanti coloro che non riescono a spiegarsi i motivi dell’allontanamento del consigliere Tavolazzi, deciso da Beppe Grillo pochi giorni fa e reso pubblico con un post sul blog. Prima si è scatenata la base, allungando la pagina online del comico con oltre 600 commenti, tra domande, appelli e lettere aperte. Poi è stato il turno degli eletti, anche se non di tutti. Una parte si è trovata in linea con il comportamento del blogger genovese, o ha semplicemente preferito trincerarsi dietro un “no comment”. Ma c’è una fetta che invece ha ammesso di essere disorientata, di trovarsi in difficoltà di fronte alla cacciata di una persona considerata limpida e corretta. E poi non è facile comprendere come un’espulsione calata dall’alto possa conciliarsi con l’idea di una formazione politica senza leader, in cui “uno conta uno”.


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