Berardi e Milazzo: intervista sull’imminente ritorno di Ken Parker

Creato il 29 ottobre 2013 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

La vita fumettistica di Giancarlo Berardi e quella di Ivo Milazzo sono connesse a doppio filo.
Berardi, classe 1949, inizia a collaborare con Milazzo, classe 1947, all’inizio degli anni Settanta. Lo scrittore aveva già realizzato alcuni episodi di “Tarzan”, “Gatto Silvestro”, “Topolino” e “Diabolik”. Il disegnatore a sua volta si era cimentato con alcune storie Disney. Dall’incontro artistico tra i due nascono dapprima alcune storie brevi e strisce pubblicate su varie riviste, poi, nel 1974, ottengono la possibilità di dar vita a un nuovo personaggio per le allora Edizioni Cepim (attualmente Sergio Bonelli Editore): Ken Parker.
Si tratta di un antieroe combattivo e inusuale, con cui negli anni Berardi e Milazzo hanno scardinato gli schemi preesistenti apportando non poche innovazioni contenutistiche e di linguaggio. Inizialmente pubblicato sulla Collana Rodeo, contenitore variegato, il personaggio ottiene presto il favore dell’editore che decide di dedicargli una collana monografica. La serie iniziale di Ken Parker vede così la luce nel Giugno 1977; tra gli autori coinvolti figuravano anche Giancarlo Alessandrini, Alfredo Castelli, Tiziano Sclavi, Carlo Ambrosini, Maurizio Mantero. Nel frattempo i due autori avevano anche realizzato, sempre in coppia, “Welcome to Springville” e “L’Uomo delle Filippine” (quest’ultimo per la collana “Un uomo un’avventura”).
Dopo cinquantanove numeri, nel Maggio 1984, termina la serie di “Lungo Fucile”; in seguito, le firme dei due autori iniziano ad affacciarsi su importanti riviste fumettistiche dell’epoca, da “Orien
t Express” a “Comic Art”, dando vita a nuovi serial come “Marvin il detective”, “Tom’s Bar” e “Giuli Bai & Co.”. Nel 1989, Berardi e Milazzo fondano la Parker Editore, ristampando vecchi episodi e pubblicandone di nuovi in un format inedito, il Ken Parker Magazine (1992).
Due anni dopo, tornano a pubblicare il personaggio sotto l’egida della Sergio Bonelli Editore, proseguendo con il Magazine e con alcuni Speciali. L’ultimo albo inedito è “Faccia di rame”, Ken Parker Speciale n. 4, del Gennaio 1998.
Dopodiché, i destini fumettistici dei due autori si separano, lasciando spazio, per quanto riguarda Berardi, alla storia lunga di Tex intitolata “Oklahoma!” ma soprattutto all’ideazione del personaggio di Julia (le cui avventure vengono pubblicate mensilmente dal ’98). Milazzo collabora con diversi scrittori tra cui Claudio Nizzi (per il Texone “Sangue sul Colorado”), Gianfranco Manfredi (su Magico Vento), Francesco Artibani (“Il boia Rosso” e “150° Storie d’Italia”), Fabrizio Calzia (per “Uomo Faber”, graphic novel biografica su De André), impegnandosi inoltre in prima persona per promuovere il riconoscimento dell’attività professionale degli illustratori.
Ora, dopo oltre quindici anni, le loro strade sembrano riallacciarsi, per tornare sulle rotte del West con il loro vecchio amico Ken Parker. Annunciata per Lucca Comics dall’editore Spazio Corto Maltese, in edizione limitata, una nuova storia breve con protagonista Lungo Fucile: “Canto di Natale”.

Che emozione si prova a riprendere in mano un personaggio del calibro di Ken Parker, che ha fatto la storia del fumetto italiano?
Giancarlo Berardi: Una sensazione profonda, come quando si riabbraccia un figlio che è stato lontano per vent’anni. La storia del fumetto c’entra poco. È un fatto affettivo, che smuove sentimenti, ricordi, tenerezza.
Ivo Milazzo: Ken Parker è il personaggio grazie al quale sono diventato un professionista della narrazione a fumetti. Un compagno di viaggio con cui crescere, confrontarmi e diventare uomo. La creatura di carta certamente più importante tra quelle a cui ho dato vita. Riprenderne il cammino, è un’emozione unica insieme a quella di poter soddisfare la curiosità di tutti i suoi insostituibili lettori.

Vignetta da Canto di Natale

L’episodio breve che presenterete a Lucca, intitolato Canto di Natale, a che punto della continuity della serie si collocherà? Nel finale di Faccia di rame (Speciale n. 4) lasciavate intendere che Lungo Fucile sarebbe prima o poi uscito di prigione, nonostante le ultime storie ambientate nel presente lo vedevano ancora rinchiuso; come si inserirà, quindi, questa nuova storia?
GB: In questa novella, Ken sta ancora scontando la sua pena, dopo essere stato trasferito in un campo di lavori forzati del Montana. L’episodio, rimpolpato da altre scene, potrebbe costituire la prima parte di un’eventuale ripresa della saga.
IM: Se si concretizzeranno alcune proposte, potrà divenire il segnale, il prologo o la pregustazione di un altro più ampio prosieguo. Abbiate pazienza e fiducia.

Per questo atteso episodio avete pensato di realizzare un portfolio in veste deluxe e a un prezzo non accessibilissimo. Perché proprio questo formato? Pensate che sarà in seguito ristampato in altra veste?
IM: Il desiderio è stato quello di offrire qualcosa di più accattivante da qualcosa di già troppo visto. Giancarlo ha creato lo spunto e questo era il solo modo per proporre 12 pagine a colori, anche se in forma più amatoriale che di massa. Ma, penso, che resterà un oggetto prezioso al di là del prezzo di vendita.
GB: In Italia non esistono più riviste né altri contenitori similari. Non c’è modo di pubblicare una storiella di dodici pagine, se non affidandosi a un’edizione pregiata, con i relativi costi. In verità, gli amici dello Spazio Corto Maltese avevano chiesto a Milazzo di ristampare un episodio del Respiro e il sogno. Quelle storie sono state pubblicate e ripubblicate, non mi andava di utilizzarle per l’ennesima volta. Così ho proposto un nuovo episodio, con grande sorpresa di Ivo. Erano vent’anni che non lavoravamo insieme. Era un modo per lanciare un messaggio al mio vecchio partner, ma anche a tutta l’editoria. Io ci sono. Noi ci siamo. Ken Parker c’è.
IM: Le esperienze ti aiutano sempre a sviluppare e a esternare altre forme di comunicazione. Lavorare su prodotti che potevano avere un pubblico internazionale e diverso dal nostrano, abituato a visioni bonelliane, mi ha permesso di sperimentare meglio la narrazione con il colore, pur mantenendo la matrice espressionista che contraddistingue da sempre la mia sintesi stilistica.

Vignetta da Canto di Natale

Che cos’hanno, a tuo parere, di diverso Ken Parker e le sue storie sinora pubblicate rispetto agli altri personaggi fumettistici ugualmente legati a scenari western?
IM: È un personaggio che indubbiamente rispecchia meglio comportamenti e situazioni legate all’essere umano. Si muove nelle vicende che lo coinvolgono con pregi e difetti, forza e debolezza, positività e negatività del suo carattere. Esattamente come succede realisticamente a noi che conteniamo tutti questi aspetti.

Ken Parker è stato un fumetto che conteneva elementi della realtà sociale e politica degli anni in cui veniva pubblicato, innestati in un’ambientazione western. Se dovesse rappresentare l’Italia di oggi, di cosa parlerebbe?
GB: Dei tempi attuali. Fin dall’inizio, Ken ha condiviso il mio cammino umano, politico e sociale. Siamo cresciuti insieme, come fratelli, o come padre e figlio. E spesso i ruoli si sono invertiti. È il mio alter ego, un riferimento privilegiato per l’esercizio di introspezione che ogni narratore dovrebbe effettuare.
IM: Oggi sono molto più cosciente e quindi più indignato di quando ero giovane, vivendo in una famiglia di artigiani politicamente tranquilla. La realtà attuale, che in qualche modo la mia generazione ha contribuito a creare, ha completamente fatto sparire ogni prospettiva per i giovani. Poi in ogni tempo a decidere del destino del mondo sono sempre le stesse componenti: il potere economico e il potere religioso. In Italia abbiamo, però, una negatività aggiunta: la scarsa percezione della parola “cittadino”.

Credete che la spinta che ha portato a realizzare un personaggio come Ken Parker sia possibile da trovare oggi? Il disagio di allora era mirato a dar vita a un cambiamento, anche artistico. Oggi vedete qualcosa di quello spirito?
GB: Il post Sessantotto è stato un periodo particolare e irripetibile. Come i miei vent’anni. Ma il mondo va avanti. Il fatto che siano trascorsi quattro decenni non ha cambiato il mio carattere, né è diminuita la mia rabbia verso le ingiustizie o il desiderio di rendere più equilibrata la nostra società. Certo, alcune utopie si sono smussate, il disincanto ha preso il sopravvento. Tuttavia, penso che i giovani abbiano bisogno – oggi come allora – di qualcuno che gli racconti la nostra epoca. È questo che manca al fumetto italiano, un autore che sappia trasmettere il momento, complesso e drammatico, che stiamo vivendo. La mia tecnica, negli ultimi vent’anni, si è ulteriormente evoluta e ancora cambierà, perché non amo ripetermi e sono sempre alla ricerca del modo più semplice ed efficace per esprimermi. Quel che conta, però, sono le idee, i personaggi, i sentimenti, le tensioni morali. E, su questo, credo di avere ancora molto da dire. 
IM: La globalizzazione e l’affarismo della politica privo di ogni ideale ha certamente potenziato la crescita dello stesso disagio. Penso dipenda solo da noi capire chi siamo, sia a livello umano che professionale. Questo può solo accadere nell’essere aperti al cambiamento per il miglioramento di se stessi e della relazione con l’altro.

Ringraziamo gli autori per la loro disponibilità, contando di darvi a breve notizie sull’imminente nuova ristampa delle avventure di Ken Parker.

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Intervista condotta via mail a ottobre 2013.

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