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Bergamo Film Meeting: Dreams of a Clown di Dieter Auner

Creato il 17 marzo 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Nel giorno di San Patrizio, 17 marzo, il pensiero vola a un bel documentario visto appena una settimana fa, durante il Bergamo Film Meeting: Dreams of a Clown di Dieter Auner. L’associazione di idee si fa presto a spiegarla. Il lavoro cinematografico intenso e dettagliato di Auner, che non è di origini irlandesi ma dal 1994 risiede a Galway, della verde isola propone un’immagine particolare, insolita, legata ad attività che sicuramente prima non conoscevamo. Dreams of a Clown racconta infatti le peripezie affrontate in tempi recenti da una famiglia di circensi. Microcosmo viaggiante dal fascino indescrivibile, il Circus Gerbola è una piccola realtà che per anni, ma in condizioni sempre più precarie, ha portato in giro la propria magia nei paesini dell’Irlanda rurale.

Tra i documentari inseriti nella sezione “Visti da vicino” quello diretto da Dieter Auner si è rivelato, senz’altro, uno dei più riusciti e accattivanti. Anche perché dell’esperienza di vita un po’ estrema che descrive è riuscito a restituire un po’ tutto.

Ci sono gli spettacoli, lontani dai clamori dei grandi circhi internazionali ma allestiti con cura, professionalità, amore per ciò che viene fatto in equipe. C’è il duro lavoro per preparare a ogni spostamento il tendone e le attrezzature. C’è la lotta altrettanto faticosa contro il fango e le intemperie. Ci sono i provini per iniziare la stagione con qualche nuovo e promettente artista. C’è la sagoma sorniona di un cammello che si gode i suoi momenti di libertà, ogni volta che il variegato carrozzone si ferma da qualche parte. Ci sono i sogni dei bambini, in particolare quelli del piccolo Blake Gerbola, otto anni, che una particina nello spettacolo già ce l’ha e in futuro vorrebbe ereditare la professione dei genitori, uno dei quali è il disinvolto e spassosissimo clown.
Ma non solo. Dreams of a Clown conquista lo spettatore proponendosi anche come ponte tra il passato, osservato con una certa malinconia, e le incertezze del futuro. Si narrano infatti le gravi peripezie finanziarie che il circo sta ora attraversando, certe assurde cause giudiziarie, nonché quella difficoltà a compensare tali imprevisti con un bilancio positivo degli incassi e delle spese vive, difficoltà in cui finisce per rispecchiarsi la stessa crisi economica cui anche l’Irlanda è andata incontro negli ultimi anni. Tutto ciò, mentre in certi momenti di relax si trova ancora il tempo di far scorrere la pellicola, ovvero quei filmini di famiglia custoditi gelosamente, dove si possono di nuovo ammirare i numeri provati sotto la tenda del circo dalla precedente generazione dei Gerbola…

Mano felice, quindi, per quest’opera cinematografica che ci rivela un autore, la cui storia personale deve essere quasi altrettanto interessante. Come si diceva all’inizio, Dieter Auner vive e lavora in Irlanda da circa due decadi, ma le sue origini vanno ricondotte addirittura alla minoranza tedesca della Transilvania, in Romania. Da giovanissimo il regista si spostò per l’appunto dalla Romania alla Germania, seguendo un flusso migratorio incentivato dall’ostilità di Nicolae Ceaușescu nei confronti delle minoranze, in particolare quella sassone. E pare che questo sia stato anche il soggetto del film d’esordio di Auner, Leaving Transylvania, che sarebbe molto interessante recuperare.

Stefano Coccia


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