Pianta erbacea spesso poco utilizzata,
largamente diffusa ed apprezzata invece nei giardini romantici di inizio secolo, la Bergenia fiorisce con alcune varietà già da febbraio, in un periodo nel quale ben poche altre piante colorano i nostri spazi verdi.
Per la tendenza ad assumere un portamento ricadente si prestano ad essere coltivate anche in vaso, spesso ho osservato ed apprezzato Bergenie che comodamente occupavano vetusti vasi posti in luoghi ombrosi, su balaustre o sopra ai pilastri di cancellate.
Scrive Lucilla Migliavacca ne “Il giardino dell’anima” del rimpianto di un giardino appartenuto alla nonna e del desiderio di ricrearlo “…infilerò piccole tessere di quel giardino come gli oleandri in fiore tutta l’estate, l’intensa fragranza delle vecchie rose o le forti bergenie che ho sistemato in un grande orcio all’entrata. Hanno foglie larghe, turgide e carnose che d’autunno assumono meravigliose tonalità di bronzo. La nonna ne aveva un’intera sfilata in alti vagoni di cemento.”
Un curioso episodio descritto nelle Garzantine da Ippolito Pizzetti vede la Bergenia associata al conio del nome dell’insetto che ne è grande divoratore Otiorhynchus truncatus trascritto in un suo articolo come Oziorrinco e da allora tramandato nella storia. Ne parla riportando l’uso delle Bergenie come tappezzanti sotto gli ombrosi alberi di Magnolia grandiflora del giardino di San Liberato, progettato da Russel Page per Donato Sanminiatelli. Le piante furono interamente devastate prese d’assalto da una folta schiera di Oziorrinco.
Di Bergenia ne esistono alcune specie e diverse cultivar, per chi come me ama riprodurre le proprie piante, provvederà ad effettuare propagazione del grosso rizoma nel mese di maggio-giugno, tagliando sezioni con almeno un germoglio sviluppato e interrando in un buon substrato di terreno e mantenendo al fresco con un po’ di pacciamatura.
Le radici si formeranno entro due mesi.