Berlianle 2015. Recensione. THE FORBIDDEN ROOM di Guy Maddin e Evan Johnson

Creato il 09 febbraio 2015 da Luigilocatelli

The Forbidden Room, regia di Guy Maddin, co-regia di Evan Johnson. Conb Roy Dupuis, Clara Furey, Geraldine Chaplin, Karine Vanasse, Udo Kier, Mathieu Amalric, Charlotte Rampling. Sezione Forum.Uno dei più estremi registi in circolazione, Guy Maddin, porta a Berlino il suo ultimo lavoro. E incredibilmnete ci si diverte parecchio, con questo delirio che mescola secondo la logica dell’inconscio ricalchi-framment di un cinema remoto ma indimenticato. Vulcani da placare con offerte e sacrifici, sottomoarini in pericolo, lupi rossi, uomini-scheletro, donne senza memoria. Voto 7
Quel gran genio di Guy Maddin, canadese legato per lungo tempo da sodalizio professionale e mi pare anche privato a Isabella Rossellini, lo si era visto un tre anni fa qui alla Berlinale con l’insostenibile The Hole, visioni e ossessioni e elucubrazione in rigoroso bianco e nero sul tema del ritorno di Ulisse. Con il sovraccaico barocco-visivo che gli è proprio, e con una pomposità che grazie a Dio non c’è in questa abbastanza sorprendente The Forbidden Room. Film che ripropone il Maddin più immaginativamente scatenato e delirante (coadiuvato soprattutto nella parte tecnica da Evan Johnson), ma nel quale prevale il lato beflardo-dadaista, ludico-citazionista, con percorsi nel grande archivio del cinema, quello più popolare, prediligendo il fantastico, l’avventuroso e il melodrammatico hollywodiano anni Trenta e Quaranta. Certo, ci sono le grandi didascalia da cinema muto, vero feticcio di Maddin. Ma il resto pesca spudoratanente e con massimo piacere in un paio di decenni dopo, finendo col divertire molto anche gli spettatori. Che da un simile bric-à-brac di totale incontinenza e violenza visiva (siamo ogni oltre possibile kitsch) dovrebbero scappare, perché non esiste cinema più estremo, radicale, personale e anche indigeribile di questo. Solo che stavolta il cineparco-giochi cui Madin attinge è condiviso da molti di quelli che stanno in platea, e il gioco riesce. Si comincia con un sottomarino in avaria chissà dove e chissà perché, si prosegue con un eroe che in una foresta abitata da lupi rossi deve liberare una bella princiessa prigioniera (ma forse è una tiranna crudele). Seguono, in associazioni e accostamenti oltre ogni possibile razionalità e solo inconsci e pulsionali, uomini-scheletro, donne cadute in amnesia, viaggi “in una qualche parte tra Berlino e Bogotà”. E intanto danze selvagge, e vulcani da placare comsacrifici e offerte perché non esplodano e distruggono. Ricalchi del cinema del passato remoto fantumati e poi ricomposti  mpntati come nel gabinetto di un alienista. Con vistosi omaggi a surrealismo e altre storiche avanguardie. Però garantisco che ci si diverte. Sfilano in partecipazione speciale un bel po’ di attori-amici, da Geraldine Chaplin a Mathieu Amalric.


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