Ciao amici di Sognando Leggendo, vorrei cominciare oggi una rubrica che assomiglia allo ‘Sfogatoio’ più che ‘Il Pensatoio’, e riguarda il vivere a Berlino. Si fa un gran parlare oggi di questa città dove vengono tutti gli artisti, dove la vita comincia a mezzanotte e dove tutti gli italiani si stanno comprando una casa, ma è veramente così? O come direbbe mio figlio che ha 5 anni, è veramente vero?
No, le cose non stanno così: gli italiani che si sono comprati una casa per gli stessi soldi che avrebbero speso per un garage a Roma (in periferia chiaro) lo hanno fatto anni or sono. Quello che avanza ora sono dei monolocali in quartieri parecchio alternativi, alternativi ad una vita normale per capirsi. Gli artisti sono di solito quelli che fanno i camerieri e le commesse, ma in qualche recondito angolo della loro mente sono convinti che un giorno esporranno le loro opere; questo può anche essere vero in quanto a Berlino moltissimi parrucchieri espongono anche opere d’arte, ma insomma non è proprio una mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma.
Oltre alle temperature una delle dannazioni che affligge Berlino è il cibo. Ora io non sono una maniaca del cibo biologico, ringrazio Dio ogni giorno per non avermi fatto vegetariana e finché abitavo in Italia mi sono sempre considerata di bocca buona, mi piace mangiare ma non mi considero pretenziosa a riguardo. Poi… poi mi sono trasferita qui nel regno dei wurstel, per carità io capisco che possono piacere, a mio figlio hanno cominciato a darli all’asilo e ora sono costretta a comprarglieli, ma diciamocelo, non sono proprio il massimo della vita e inoltre mi fanno impressione. Ma qui… qui godono dello status di cibo prediletto e quindi vengono fatti in tutte le forme, dimensioni e colori e credetemi, per un alimento che sembra un simbolo fallico, non è positivo.
Oltre al wurstel avanza poco. Onore, gloria e laude alla birra, è buona e costa poco, anzi, a proposito di questo, se siete in visita qui, compratevi una birra o riempite la bottiglietta di plastica con l’acqua del rubinetto (è potabile ed accettabile) altrimenti sarete presto in bancarotta. Qui la birra è considerata un alimento, quindi è facile trovarla anche nelle mense degli uffici (marito docet) ad 80 centesimi, mentre l’acqua sembra essere un bene di lusso: il prezzo minimo è 1.50€ più 25 centesimi di Pfand, che sarebbe il reso e cioè se restituite la bottiglietta di plastica a chi ve l’ha venduta vi restituiscono 25 centesimi, altrimenti ciccia, oppure ci sono i distributori automatici che riciclano le bottigliette nei supermercati.
Le dolentissime note arrivano sulla frutta e sulla verdura. Non sanno di niente, ma proprio di niente. Se io vi chiudessi gli occhi e tagliassi un pezzo di pomodoro, uno di cetriolo ed una pera e ve lo dessi da mangiare, voi non avreste la minima idea di cosa masticate. La cosa divertente comunque sono i negozi biologici di cui Berlino è piena come un uovo (di galline coltivate a terra chiaro). Allora, leggendo, risulta evidente come il cibo biologico viene coltivato da contadini che hanno pagato l’ufficio competente per avere la certificazione bio, ma il problema è che se il tuo vicino contadino usa i pesticidi o la tua falda acquifera non è poi così pura o i semi transgenici che volano – e non guardano in faccia a nessuno – atterrano nel tuo campo, di biologico, la tua frutta o verdura che sia, non ha poi molto.
Ma i tedeschi sono dei puristi, amano farsi vedere nei negozi biologici e attaccano delle pippe infinite a chiunque non faccia lo stesso e insomma sono degli oltranzisti. Personalmente io cerco di non giudicare (con i tedeschi però mi viene bene e mi diverte), chiunque è libero di fare con i suoi soldi quello che preferisce, ma restando sull’argomento sapore, le cose biologiche sono quasi sempre ancora più insapori di quelle del LIDL, che a Berlino è un grosso supermercato tipo Auchan o Sma, non un discount e il Sig. Lidl è l’uomo più ricco di Germania.
Ma per stasera mi sono dilungata abbastanza, alla prossima puntata sulla Germania e sui tedeschi, personaggi affascinanti.