Midnight Special, un film di Jeff Nichols. Con Michael Shannon, Joel Edgerton, Kirsten Dunst, Adam Driver, Sam Shepard, Jaeden Lieberher.
Era molto atteso, il nuovo film del regista di Take Shelter e Mud. Invece delusione. Eppure era ottima l’idea di mescolare il family drama con al centro un bambino troppo speciale per ssere felice, e il cinema di genere dei superpoteri. Ma l’amalgama non riesce e mentre le parti di famiglia sono eccellenti, quelle fracassone e action per niente. Voto 5 e mezzo
Ho imparato a conoscere e amare Jeff Nichols, regista Usa non ancora quarantenne intelligentemente sospeso tra cinema grandi-studios e cinema indie, prima con Take Shelter, magnifico, poi con il meno importante ma pur sempre notevole Mud. Dunque da questa prima berlinese del suo Midnight Special mi aspettavo tanto, ma tanto, e già me lo figuravo come uno dei favoriti all’Orso d’oro. Invece, delusione, se non cocentissima diciamo a metà. Nichols ancora una vota tira fuori una delle sue storie di faniglie in pericolo e ragazzini tribolati, ancora una volta ricorre al suo attor feticcio Michael Shannon quale padre angosciato e distrutto dentro ma non dono, e questi suoi temi e questi suoi personaggi stavolta li immette nella cornice del genere fantastico (commistione già tentata e meglio riuscita in Take Shelter), quello dei super poteri, anzi della sottovariante bambino dotato di poteri superiori. L’intuizione di prendere uno dei modi cinematografici più fracassoni e sdati per cavarne fuori un sottile quadro di angosce familiari, di esseri fragili messo a rischio dal mondo e dalla sua avidità e crudeltà, era sulla carta promettentissima. Invece, Midnight Special, pur con momenti assai belli – e son quelli più intimi e familiari, quelli in cui Shannon magnetizza il film e ipnotizza lo spettatore con quel suo sguardo sbieco e allucinato – non ce la fa a tenere insieme le sue due anime, o i suoi due corpi, che non si incastrano mai molto bene e invece collidono, stridono il più delle volte. Quando poi, diciamo nell’ultimo terzo, prendono il sopravvento gli effetti speciali e l’action Midnight Special crolla sotto il peso dei cliché e della convenzioni, con momenti anche imbarazzanti (quella orripilante città sorta dal nulla, anzi venuta da lontano, da un altro mondo: ma chi è il set designer?). E quando al bambinetto speciale, peraltro interpretato da un attore ragazzino di massima antipatia, si strailluminano gli occhi che diventano fonti di laser potentissimi cascan proprio le braccia. Scene triviali che sembrano violentare quella che è la dimensione più intima, pudica, di un film nella sua essenza delicato e nobile. Un bambino conteso. Lo vuole una sinistra setta che, avendo percepito essere lui venuto da un altro mondo e volendolo usare come tramite per emigrare da questa disgraziata terra, lo tiene segregato. Ma il padre, insieme a un amico già agente speciale, lo rapisce. Lo vuole portare lontano, vuole solo che sia un bambino come tutti, che cresca come tutti, che sia, semplicemente, suo figlio, e lui, suo padre. Lo inseguono i killer della setta, ma anche gli agenti federali. In una caccia che replica quella che abbiamo visto molte volte in tanti action. In fondo, Midnight Special è il racconto di un bambino differente di cui i genitori vorrebbero solo la felicità, la quieta normalità. Con echi, a momenti, quasi evangelici. Impossibile non pensare a Spielberg, alle sue creature fragili, umane o aliene, prese in mezzo a apocalissi immani. Ma Jeff Nichols, che ha la grazie del tocco, non ha però l’astuzia spettacolare di Spielberg e il suo senso della buona retorica. Bellissima idea, realizzata con troppa timidezza. Forse Nichols, spinto da esigenze di marketing, ha dovuto allestire un film in grado di soddisfare il pubblico popcorn globale, e ha sbagliato. Comunque al press screening i jeunes critiques amanti del cinema di genere l’hanno forsennatamante applaudito, estasiati nel vedere gli effetti speciali messi in concorso in un festival di fascia alta.