Lampedusa, l’ultimo scoglio per accedere alla speranza di una vita dignitosa o la prima porta per l’inciviltà occidentale. Entrambi i punti di vista riconducono l’attenzione ad un comune denominatore: il migrante e la sua travagliata storia. Gianfranco Rosi con Fuocoammare pone l’accento su un argomento tanto attuale quanto noto da almeno vent’anni, utilizzato dalla politica come pretesto per racimolare voti in vista delle elezioni. Il cineasta italiano però non si affida ai ‘sentito dire’, alle supposizioni o immagini di facciata; calandosi per più di un anno nella realtà lampedusana, consegna a Samuele – il protagonista del suo documentario – le chiavi per mostrare al mondo una realtà troppo spesso filtrata da faziose opportunità economiche e sociali. Appena dodicenne, il ragazzino va a scuola, ama andare a caccia e usare la fionda. Attorno a lui il mare, in cui scorre la vita ma anche tanta, troppa morte. Il film in concorso alla Berlinale 2016, rappresenta un’opportunità per scuotere le coscienze, oltre che un vanto per l’Italia.
Unico rappresentante del Belpaese, dovrà scontrarti con importanti esponenti del panorama cinematografico internazionale – tra tutti i fratelli Coen con Ave Cesare – che al 66esimo Festival di Berlino, in programma dall’11 al 21 Febbraio, si contenderanno la vittoria dell’Orso d’oro. Per Rosi, l’invito per partecipazione al Festival è arrivato proprio durante le riprese di Fuocoammare, a testimonianza del valore di un prodotto che ha nel regista già vincitore del Leone d’oro per Sacro Gra, un marchio di garanzia. “È sempre difficile staccarmi dai personaggi e dai luoghi delle riprese, ma questa volta lo è ancora di più – dichiara il regista, durante la presentazione della pellicola -. Più che in altri miei progetti, ho sentito però la necessità di restituire al più presto questa esperienza per metterla in dialogo con il presente e le sue domande. Sono particolarmente contento di portare a Berlino, nel centro dell’Europa, il racconto di Lampedusa, dei suoi abitanti e dei suoi migranti, proprio ora che la cronaca impone nuovi ragionamenti”. Il cineasta originario di Asmara, in Eritrea, oltre a curare la regia, si è occupato anche della fotografia. La produzione, italo-francese con a capo 21Uno Film, Stemal Entertainment, Istituto Luce-Cinecittà e Rai Cinema, si avvale della supervisione di Donatella Palermo e dello stesso Rosi. La data di uscita della pellicola è prevista per il 18 Febbraio; in bocca al lupo Gianfranco.
Dario Cataldo