Altra pellicola attesissima è The Grand Budapest Hotel, ultima fatica filmica di Wes Anderson, che vanta un cast a dir poco stellare: Ralph Fiennes, Harvey Keitel, Tilda Swinton, Adrien Brody, Edward Norton, Bill Murray, Jeff Goldblum e Willem Dafoe sono soltanto alcuni dei nomi che si avvicenderanno sullo schermo in questo nuovo affresco cinematografico firmato dal regista di titoli come I Tenenbaum (2001) e Moonrise Kingdom (2012). Sono stati resi noti anche alcuni titoli in concorso: oltre al già citato film di Anderson, è da sottolineare la presenza di Aimer, boire et chanter di Alain Resnais, di cui è d’obbligo citare il notissimo Hiroshima mon amour, 1959; al di fuori della film competition, un’altra prima mondiale: The monuments men, firmato da George Clooney, altra opera con un cast di alto rango, che vede Clooney anche in veste d’attore in compagnia di Matt Damon, Bill Murray, John Goodman e Cate Blanchett. Riguardo alle altre sezioni, Panorama vanta, tra le altre, la partecipazione di Michael Gondry con Is the Man Who Is Tall Happy?: an animated conversation with Noam Chomsky. Come da sottotitolo, una conversazione col leggendario linguista e intellettuale, ripresa con una vecchia videocamera Bolex e filtrata con disegni e animazioni: un’opera unica, impossibile da descrivere a parole.
Per finire (almeno per ora, visto che questi sono solo alcuni assaggi), la sezione Berlinale Classics presenta la versione resturata e digitalizzata del capolavoro espressionista Il gabinetto del Dottor Caligari, di Robert Wiene (1920). Un’operazione di fondamentale importanza, che proprio in questo periodo sta finalmente giungendo al termine. Per la prima volta sono stati utilizzati i materiali più rilevanti: dai negativi originali, conservati al Bundesarchiv-Filmarchiv di Berlino, fino a varie stampe del film che erano custodite in differenti parti del mondo. L’obbiettivo è quello di usare il digitale soltanto in senso conservativo, preservando ed esaltando le qualità originarie della pellicola. L’accompagnamento musicale sarà la sola, vera innovazione del progetto: spetterà a John Zorn, compositore e musicista d’avanguardia, con influenze molteplici che vanno dal jazz al noise fino alla pura avant-garde, il compito di accompagnare la proiezione con una partitura per organo, che in parte si sbriglierà nell’improvvisazione. Anticipazioni d’eccellenza per un Festival che giunto al suo 64 ° anno di età, sembra ringiovanire col trascorrere delle stagioni.
Chiara Pani