Molte ombre, sempre meno luci.
“Berlino, se non stai attento, è una città pericolosa; ci arrivi a 20 anni e ti risvegli che ne hai 40 senza aver combinato niente nella tua vita”; così me la descriveva una studentessa universitaria conosciuta lì qualche anno fa’. Capisco che questa frase detta da una laureata in “Storia della videoarte rumena degli anni 70″ (giuro, esiste) possa perdere tutta la sua credibilità ma in quel momento la sentivo vera al 100%, lo sentivo sulla mia pelle. Berlino ti assorbe totalmente ed il rischio di non uscirne è reale.
Sono appena rientrato dall’ennesimo soggiorno in quella che è sempre stata, e forse ancora lo è, la mia città del cuore. L’ho vista cambiata, non è sicuramente la stessa Berlino di 10/15 anni fa: i punk hanno lasciato spazio agli hipster, i centri sociali agli uffici o a cocktail bar, i venditori di bratwurst alle stazioni sono stati sostituiti da cibo thai o vietnamita, le creste hanno lasciato il passo alle lunghe barbe (che se non hai 20cm di barba, ormai, non sei nessuno), il tatuaggio sulla coscia per le ragazze e sull’avambraccio per i ragazzi sono un marchio senza il quale è difficile vivere. Berlino mentre il mondo era in un luogo, è sempre stata altrove, un terreno dove la globalizzazione sembrava non aver terreno fertile per attecchire, adesso sta morendo di omologazione, sta morendo di gentrification dei luoghi ma soprattutto delle menti, ogni anno la ritrovo meno radicale, meno unica e lontana dalle mode di come l’ho vissuta o magari solo idealizzata. Ho visto morire negli anni il Bar25, il Tacheles, lo Yaam (tanto per citarne soltanto alcuni) e tutti sono stati sostituiti da uffici o appartamenti.
La scelta del bianco e nero per questa selezione di foto non è dovuta soltanto allo stato d’animo nel vedere piccoli pezzi di storia e di memoria sparire ma anche all’influenza di alcune mostre fotografiche che ho visto in città: da Salgado a Newton, da Russell James a Horvat a Brodziak…….. perchè Berlino sarà anche al tramonto, ma ci sono tramonti e tramonti…..