Berlino è una fucina creativa di bipolari liberi di mente, che lavorano poche ore. A Berlino, in linea generale, let’s say che gli standard di vita sono più bassi rispetto a quelli italiani e di Milano, città in cui si lavora tantissimo per poi spendere 10 euro a cocktail, 15 per la discoteca, 45 per la cena, 100 per.
Insomma a Berlino la vita costa meno e ci si accontenta con meno.
Berlino è la capitale europea della giovinezza, delle idee e dell’arte contemporanea. Della delusione lucida e cinica e bastarda. Di chi ha smesso di interrogarsi, in linea generale, sull’austerity, la politica, e i problemi del secolo.
Alla Germania, vista come sovrastruttura governativa, fa comodo investire negli assegni di disoccupazione per i creativi di Berlino in cambio della loro quiete e pace e operosità artistica che resta qualcosa di cui andare fieri, in fin dei conti. Sorriso postideologia cosce bianche e toniche shorts capelli secchi biondi ciocche fucsia.
Finisce che i creativi ogni tanto producano roba forte e quindi va bene così, è un prezzo che Francoforte e Monaco sono disposti a pagare per il benessere dell’intero paese e dell’Europa, also.
E’ una creatività molto lontana dalla politica, tuttavia, quella berlinese. Vedo poca provocazione, rispetto alla scena artistica londinese, molto impegnata politicamente, per dire – ancorché un po’ troppo genderizzata, cioè divisa per genere. (E un po’ mi scazza). Conosco decisamente meglio la scena londinese.
L ’arte contemporanea (e digitale) molto ha a che vedere con la provocazione, col significato, con la pregnanza: eternare un disagio, irridere una situazione, presentificare il karma.
A Berlino ho un amico che si chiama Paggetto e qui vi vive da un numero indefinito di anni. Fa il musicista e scrive e traduce. Per comprarsi il computer lavora come cuoco in un pub inglese, cucina le cose surgelat
e. Ruba le bottiglie di gin che però non beve. Lo licenzieranno, lo sa. Si licenzierà, lo sanno. Ma i soldi del computer li ha raccolti, dice, e quindi non si preoccupa del resto per il momento. E’ originario di Schio. E’ dimagrito perché non beve e va a correre. Non elencherò i suoi studi e titoli.
Quando sono andata a trovarlo nella mia ultima gita alla Berlin Music Week abbiamo organizzato un party per cui lui ha cucinato polenta tutto il giorno, noi siamo andati a fare la spesa e io ho preso in giro un americomessicano che si vantava della musica che conosceva mettendo su una playlist infinta quando l’unica cosa che volevo (volevamo) fare – si era fatta una certa – era dormire.
Ho chiesto a Jack, un italianodi 27 anni dalla pronuncia assai angloortodossa, che cosa ne pensasse del’Italia, mi ha risposto che non vede speranza. Gli ho chiesto dove la vedesse. Mi ha risposto che in Europa non vede alcuna speranza.
Jack lavora 8 ore al giorno (molto insolito per la media qui), fa il designer di app di notizie.
In tutta questa giornata con Paggetto ho girato un documentario sulla sua vita e sulla festa, e sulla polenta.
Questa è la prima parte. La risoluzione è bassa perché non ho molta pratica e ho fatto un po’ di casino con le app dell’iphone. Naturalmente è tutto realizzato con lo smartphone, approssimativo ecc.
Qui Paggetto racconta di un posto vicino casa sua, Tempelhofer feld Park, un parco ricavato da un ex aeroporto dove siamo andati a mangiare la pizza. In questo parco ognuno può prendersi un pezzo di terra e coltivarlo come crede, purché pulisca e se ne prenda cura. Sono degli orti sociali. Qui a fianco c’è un altro parco di nudisti. Ho chiesto in giro se sono nudisti e anche scambisti, mi hanno guardato come se fossi una vecchia bigotta e mi hanno specificato “solo nudisti, altrimenti avremmo detto scambisti”.