Standard & Poor’s abbassa il rating sul nostro debito; la principale industria italiana, la Fiat, si becca una valutazione negativa da Moody’s; la dissoccupazione giovanile sfiora il 30% e i precari sono la metà degli occupati (questo solo per fermarsi alle notizie più recenti).
Eppure: “non è un Paese depresso, abbiamo un’economia solida e forte, che ha il secondo comparto manufatturiero d’Europa, che non è esposta verso l’estero come altri Paesi. Anche il turismo è andato bene. Parlare di crollo, drammatizzare le cose, è ormai soltanto il mestiere dell’opposizione e di chi le crede, significa fare un male all’Italia e dare un’immagine distorta della situazione”.
Secondo molti saremmo a un passo dal baratro. Non secondo il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che in un’intervista al Corriere della Sera rilancia i suoi refrain evergreen, sintetizzabili in: niente dimissioni, giudici fuorilegge, governo come sempre a testa bassa a lavorare per il bene del paese.
Berlusconi ieri sera è salito al Quirinale, dopo aver incontrato in giornata lo stato maggiore della Lega, il fido Gianni Letta e il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri. C’era qui sperava in un rinsavimento del premier: consapevole della perdita di credibilità del suo esecutivo, sancita anche dal downgrade di S&P, aveva ormai deciso di rimettere il suo mandato nelle mani del Presidente, Giorgio Napolitano.
Niente di più lontano dalla verità. “È andata bene, benissimo – ha dichiarato Berlusconi – non si è parlato affatto di questa cosa delle mie dimissioni, che non esiste, ho ribadito a Napolitano che il governo è al lavoro, pienamente in sella e deciso ad andare avanti. Sono in pista“.
“Con Napolitano — aggiunge — abbiamo parlato di cose concrete, di Bankitalia, del lavoro che stiamo predisponendo sul versante della crescita, altro che passo indietro, io sono al lavoro e ho una maggioranza, tutto il resto sono cose che non esistono”
In caso di caduta del governo niente soluzioni transitorie, magari per garantire continuità in un momento delicato e cambiare la legge elettorale. No: “In caso di crisi c’è solo il voto”.
E poi, chiaramente, già duro contro i giudici di Napoli: “Quando sarà finita questa storia, quando tutte le carte di questi magistrati che agiscono fuori dalla legge saranno sul tavolo allora si saprà chi ha avuto torto e ragione, allora sarà il momento di dire la verità al Paese e alla stampa internazionale, farò una serie di comunicazioni e mi sto preparando”. Tarantini? Un imprenditore di successo in difficoltà: “mi ha fatto pena, li ho aiutati, che male c’è?”.