Atteniamoci strettamente al senso della sua riflessione sull’Euro:
«L’attenzione sull’Italia deriva dal fatto che c’è un attacco all’Euro che non ha convinto nessuno come moneta. E in effetti è una moneta un po’ strana, perché è una moneta non di un solo Paese, ma di tanti Paesi messi assieme, che però non hanno alle sue spalle una banca di riferimento e di garanzia. E’ un fenomeno che non si era mai verificato e quindi l’Euro di per sé si presenta come moneta attaccabile dalla speculazione internazionale».
Se avesse sostituito “nessuno” con “i mercati finanziari” (il senso è questo) e scelto un aggettivo diverso per qualificare l’atipicità dell’Euro rispetto alle altre monete, l’unica cosa su cui eccepire sarebbe la parte del suo discorso che riguarda il “debito pubblico ereditato” che, era sì molto elevato quando lui e il suo governo si sono insediati all’inizio dell’ultima legislatura, ma del quale ha cominciato a preoccuparsi solo dopo essere stato bacchettato dai mercati e dall’Europa.
Esiste un’Europa delle banche ma non della politica economica, fiscale e sociale; la mutualità sottesa nella moneta unica è condizionata dai governi dell’Europa “forte” che temono di perdere il consenso se aiutano i paesi più deboli: questi sono gli argomenti sui quali l’opposizione dovrebbe investire il proprio tempo.
Indro Montanelli, nel 1976, invitava a “turarsi il naso e votare Democrazia Cristiana”: faremo lo stesso col PD o con la coalizione di sinistra che riusciranno a inventarsi?