Individuo esecrabile sotto il profilo morale e criminale seriale, Joseph Goebbels era e si dimostrò tuttavia un abilissimo comunicatore, tra i primi ad intuire l’importanza della reiterazione e della sloganizzazione della menzogna nell’impianto propagandistico moderno (le prime forme di propaganda organizzata si hanno già in epoca romana, con gli “Acta Diurna” , e il ricorso alla falsificazione conobbe già un’efficacissima diffusione ai tempi delle Crociate, per iniziativa della Chiesa). Se ripetuta, la menzogna tende infatti a sedimentarsi nei tessuti cognitivi, culturali ed emotivi più profondi del bersaglio, fino ad impregnarli ed orientarli.
Dalla condanna in Cassazione di Silvio Berlusconi, stiamo assistendo alla riproposizione di un refrain, martellante ed uniformante, che vorrebbe l’ex Premier eliminato per “via giudiziaria” e non per via politica, in modo quindi anticonvenzionale e illiberale. Molti esponenti della stessa sinistra si dolgono e rammaricano di quella che , anche ai loro occhi, appare quasi come una sorta di scorciatoia, come se la magistratura italiana fosse in realtà un “gavroche” che ha scippato la democrazia di uno dei suoi fondamenti e non un organismo autonomo che agisce in base ai principi del diritto e dell’equità.
Ecco l’ingresso della “menzogna” nei meccanismi della persuasione, di una menzogna sloganizzata e reiterata, appunto, fino a farsi “verità”. La decisione da parte delle camere di far decadere il Cavaliere, rientra infatti in quella che è la nostra intelaiatura giuridica e normativa; nessun abuso, nessun scorciatoia, nessuna soluzione punitiva “ad personam”, come in tanti altri casi, come per tanti altri casi.