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Berlusconi – gheddafi: prima amici ora non conoscenti. i miliardi in fumo delle nostre aziende

Creato il 02 marzo 2011 da Madyur

Forse non è un caso se gli egiziani a Tahir Square , dopo la caduta di Mubarak, hanno cantato “non ce ne andremo da qui se anche Gheddafi e Berlusconi non si dimetteranno”. Molti nordafricani sanno che Gheddafi ha trovato nel Nostro Premier un grande partner commerciale.

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Da quando ,il 30 agosto 2008 , Berlusconi e Gheddafi hanno firmato il trattato di amicizia , associazione e cooperazione , il giro degli affari tra Italia e Libia supera ormai i quaranti miliardi di euro all’anno e riguarda settori importanti ( dall’edilizia all’energia , senza dimenticare gli accordi militari). Tutto sotto il segno del bunga bunga , che il colonnello avrebbe insegnato a Berlusconi durante uno dei loro pittoreschi e frequenti incontri.

Per L'Italia , il rifornimento di gas libico è fondamentale. Il primo allarme è scattato il 22 febbraio , quando un gruppo di oppositori al regime di Gheddafi chiamato il 17 febbraio ( la data in cui è scattata la scintilla della protesta) ha pubblicato sulla pagina web unmessaggio di avvertimento all’Unione Europea “La gente di Nalut ribadisce di far parte di un popolo libico libero e, dopo il vostro silenzio sulle stragi compiute da Gheddafi , ha deciso di interrompere la fornitura di gas libico verso i vostri paesi , chiudendo il giacimento di Al Wafa , che attraverso la nostra regione porta il gas in Italia e in Nordeuropa , passando per il Mediterraneo”.L’Eni ha chiuso il gasdotto di Greenstream per ragioni di sicurezza.

Oltre il gas, sono il petrolio e le riserve di petroldollari delle armi che Gheddafi ha usato per sedurre Berlusconi, che negli ultimi due anni è diventato il principale sostenitore del colonnello nelle scene internazionali. In questo momento l’Italia e la Libia sono coinvolte in molti affari da centinaia di milioni di euro. Molte aziende quotate in Borsa sono in difficoltà a causa di questo conflitto.

Il governo italiano ha reagito timidamente alla selvaggia oppressione del regime amico, con un ritardo e un’ambiguità giudicati intollerabili dai partiti dell’opposizione che hanno accusato Berlusconi di aver umiliato la dignità del paese. Roma teme che il caos a Tripoli mandi in fumo tanti accordi con Gheddafi. In gioco ci sono autostrade, calcio, elicotteri, treni , banche perfino un hotel nel centro della capitale.

Da quando l’Italia ha chiesto scusa alla Libia per per le perdite coloniali , la Libia è diventata la meta preferita degli investimenti delle grandi aziende italiane. Da parte sua Gheddafi ha iniettato quantità di denaro nelle aziende italiane.

A fare pungente l’accordo c’è il rimpatrio dei clandestini : Gheddafi consente all’Italia di rimandare indietro i migranti africani fermati nelle acque italiane , in violazione delle leggi internazionali. Le denunce di torture , estorsioni e maltrattamenti in territorio libico sono continue. Secondo Wikileaks l’America pensa che Gheddafi controlla pure il traffico di clandestini.

Gheddafi è venuto in Italia in quattro occasioni. La prima volta, nel luglio del 2009, quando Berlusconi aveva un mal di schiena che non poteva muoversi . Gheddafi non sarebbe atterrato se Berlusconi non fosse andato ad accoglierlo. Il premier dovesse farsi iniettare due antidolorifici.

Nel 2010 si superò il ridicolo, quando Berlusconi baciò la mano del Colonnello durante un’esibizione equestre che si teneva in una caserma dei carabinieri di Roma. In quel frangente Gheddafi minacciò l’Unione Europea che se non avesse stanziato altri fondi , non avrebbe fermato gli sbarchi di emigranti.

L’artefice della riconciliazione tra Gheddafi e Berlusconi è l’imprenditore , Tarak Ben Ammar , produttore cinematografico e televisivo, amico di Berlusconi e di Gheddafi e loro partner nella società di produzione e distribuzione Quinta Communications , fondata da Ben Ammar nel 1990. La Lafitrade, società libica , possiede il 10% di Quinta Communications , mentre Fininvest ne controlla il 22%. Nel 2008 Quinta Communications e Mediaset hanno acquistato ciascuna il 25% della nuova televisione tunisina Nessuna tv.

Nel giugno del 2010 Gheddafi dà priorità alle aziende italiane. E la priorità sembra funzionare in tutte due i sensi : nell’estate del 2010 la Libian investment authority ha comprato il 2,59 del capitale di Unicredit. Se si aggiunge la quota controllata dalla banca libica, Gheddafi è il primo azionista della banca , una delle più importanti in Europa.

L’operazione è stata interpretata come una concessione di Berlusconi a Gheddafi, e un favore alla Lega, che con l’assenso libico ha più potere decisionale in Unicredit.

Le aziende con più interessi in Libia sono l’Eni, che investirà nei prossimi vent’anni in Libia una cifra pari a 18,2 miliardi di euro. Anche la Astaldi e la Impregilo hanno firmato contratti per 5 miliardi di euro per costruire l’autostrada che unirà Tripoli all’Egitto. La società Finmeccanica si è aggiudicata un contratto da molti zero per l’installazione di radar nel deserto libico. La Libian investment authority ha acquisito il 2% di Finmeccanica. Inoltre Gheddafi è proprietario del 7,5% della Juventus.

Berlusconi di recente ha chiamato Gheddafi per chiedere di cercare una soluzione pacifica alla crisi. Gheddafi ha risposto “In Libia va tutto bene”.


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