Berlusconi, i brogli e la costruzione del dissenso

Creato il 26 novembre 2013 da Catreporter79

L’osservatore meno attento oppure meno equipaggiato sul piano della conoscenza delle macro-dinamiche propagandistiche, tende a liquidare con un’alzata di spalle (se non proprio ad ignorare) le accuse di brogli che, puntualmente, Berlusconi agita e brandisce al termine di ogni competizione elettorale che lo vede sconfitto, nello scenario locale come in quello nazionale, e indipendentemente dalle dimensioni del rovescio.

Si tratta però di un errore, l’ennesimo, di valutazione e sottovalutazione di quell’impianto della persuasione che da 20 anni consegna all’ex Premier il consenso della porzione maggioritaria dell’elettorato.

Il Cavaliere fa in questo caso ricorso ad un esempio di “propaganda nera” ( ovvero totalmente falsa e per questo difficilmente destrutturabile o smentibile), generalmente “grassroots” (diretta al segmento meno evoluto e quindi più suggestionabile della comunità elettorale, il “grass”) alla quale si allacciano altre varianti tattiche come l’associazione all’accusa di vecchi argomenti ed avvenimenti (ad esempio il caso dei brogli, certi a livello fattuale ed incerti a livello dimensionale, del 1946). Scopo di questa coordinata strategica è la sedimentazione nell’elettore di centro-destra, o comunque non di sinistra, di un’insofferenza, ulteriore e martellante, verso l’operato degli amministratori di sinistra usciti vittoriosi dalle sfida delle urne. Ecco allora che farà il suo ingresso un’altra punta di lancia della retorica promozionale, ovvero lo “slogan” (incapsulato nella protesta di aver occupato tutte le più alte cariche pubbliche ) e la sua “ripetizione” (la ridondanza del messaggio che conferisce allo stesso un maggiore credibilità).