Berlusconi l’ultima battaglia: o lo fermano gli Italiani o più nessuno.

Creato il 16 agosto 2010 da Enmig

O la va o la spacca.
Le prossime elezioni sono la più grande e rischiosa scommessa che le forze politiche antiberlusconiane stanno probabilmente per intraprendere. Il ” probabilmente” è riferito unicamente all’incertezza di andare subito al voto o meno, nessun dubbio invece sulla grande portata del rischio.
Si potrebbe piuttosto scommettere a cuor leggero sull’esito dell’agonia di questo governo.
Da una parte il Giornale di famiglia scatena puntualmente una fanghiglia mediatica contro Fini per una casa a Montecarlo appartenente ad An, venduta ad una società offshore e finita dopo vari passaggi in affitto a suo cognato. Dalla stessa parte i vassalli Pdl leali al Cavaliere, esterreffati dallo sdegno di cotanto scandalo, reclamano a gran voce le dimissioni del presidente della camera.
“Non so se son peggio le balle oppure le facce che riescono a fare” cantava Ligabue. Forse si scordano che Fini non è indagato e non verrà probabilmente neppure sentito come testimone. Forse si scordano che Berlusconi è imputato in ben altri processi, poi congelati se non eliminati da apposite leggi ad personam. Forse si sono scordati di leggere per anni i giornali, pagine e pagine di cronache giudiziarie sull’attuale premier. Ma bastava soltanto che ascoltassero la battuta di un comico (Benigni): ” C’è questo Mills che e’ stato corrotto da un dipendente di Berlusconi, con soldi di Berlusconi, per testimoniare il falso in un processo in cui Berlusconi altrimenti sarebbe stato condannato…e non si trova il mandante”. Forse hanno incredibili amnesie fulminanti quando si dimenticano per un attimo il loro miglior pregio, l’orgoglioso garantismo, e si accaniscono forcaioli su questioni che non hanno nemmeno a che fare con la legge ma solo con ragioni di opportunità politica. Un’opportunità politica che sarebbe sì rilevante in una sana democrazia, ma appare ridicolmente irrisoria se si osserva tutto ciò che di marcio la circonda e che appesta il nostro governo.
Ma forse verrà fuori che il garantismo vale solo per reati gravi. D’altronde per il resto basta l’indulto.
Difendiamo a spada tratta potenziali corruttori, attacchiamo lancia in resta la poca cautela di un probabile innocente: questa è la loro coerenza.
Dall’altra parte i fedelissimi di Fini minacciano di tirare fuori quelle poche migliaia di scheletri che Berlusconi conserva intatti nell’armadio e che la sinistra spolvera per dileggio solo ogni tanto. Berlusconi maestro delle società offshore, Berlusconi compratore della villa di Arcore (casa di 3500 mq con centinaia di ettari di parco intorno) al prezzo stracciato di 500 milioni di lire, Berlusconi l’amico sospetto di gente pacifica e integerrima come Putin, Gheddafi e l’ultimo dittatore d’Europa, il bielorusso Lukashenko…e via discorrendo.
Insomma il bue Berlusconi la smetta di dare del cornuto all’asino Fini.
Bocchino e Briguglio (falchi finiani) infine gettano ombre inquietanti sui mezzi utilizzati dai giornali berlusconiani per infangare Fini e i suoi: accusano l’uso di servizi segreti deviati per il pedinamento e il successivo auspicato sputtanamento di chiunque sostenga Fini (tra cui Bocchino stesso).
Bossi sintetizza la situazione con il suo tradizionale british aplomb “.”Non riesco a capire – ha detto – come andare avanti per qualche anno in un casino del genere”. E per una volta non possiamo dargli torto.
Checchè stiano venendo fuori timidi tentativi di tregua, sparuti accenni di armistizio, la frattura è insanabile perchè non è politica, è umana. Si tratta ormai di umanissimo sentimento: odio.
Odio covato anno dopo anno da Fini, eterno delfino che ha aspettato a lungo il tramonto del caimano, invano: l’alligatore pare immortale, anche politicamente. Odio di Berlusconi nei confronti dell’ennesimo rompiscatole sulla strada del suo trionfo personale e dei suoi personali comodi.
Preso atto che la situazione non è più sostenibile, diamo uno sguardo agli scenari futuribili.
Berlusconi cadrà, probabilmente su una legge non potabile dai finiani come quella sul processo breve. A quel punto lo scettro andrà in mano a Napolitano. L’obiettivo del Cavaliere sarebbe andare subito alle urne contando su un consenso che non è andato ancora perso, ma che giorno dopo giorno vacilla sempre più.
Tuttavia non ha fatto i conti con Napolitano. Il presidente in un’inusuale intervista all’Unità e poi al Corriere ha lasciato capire che farà di tutto per evitare che si vada al voto anticipato, onde evitare vuoti di potere in un momento fragile del nostro sistema economico appena in ripresa. In risposta al netto stop del Quirinale, il Pdl minaccia oceaniche manifestazioni di piazza inneggiando ad una “costituzione materiale” secondo la quale sarebbe il popolo a decretare chi governa e non il presidente della Repubblica (si rileggano la Costituzione, quella vera).
Ma a mio parere alla fine la spunterà proprio Berlusconi. Non certo per bollenti agitazioni di piazza ma per fredde inamovibili cifre.
Nonostante tutti i legittimi sforzi che il capo dello Stato possa e debba fare, la matematica non è un opinione, nemmeno in parlamento. Dato per scontato che i deputati lealisti del Pdl non appoggeranno mai un altro governo che non sia guidato da Berlusconi, la questione si gioca solo sulla Lega. Senza l’appoggio della Lega un nuovo esecutivo ha ben poche possibilità non solo di governare, ma di nascere. Infatti i voti del Pdl più quelli della Lega al senato sono 161, esattamente la metà di quelli totali (322). Laddove senza l’appoggio del Carroccio nascesse un nuovo governo anche con i voti di tutte le opposizioni (compresi finiani) e di tutti i senatori a vita, esso non riuscirebbe ad avere la maggioranza e quindi la fiducia. Si potrebbe sperare in defezioni e trasformismi da parte di senatori Pdl o Lega ma in ogni caso il margine resterebbe troppo esiguo per poter legiferare su questioni complesse e discusse come la legge elettorale, i conti pubblici e il conflitto di interessi, i tre obiettivi che dovrebbe perseguire il nuovo governo.
E dunque la Lega che farà? La Lega è tra i sostenitori più convinti di elezioni anticipate. E non c’è giorno che direttamente dalla bocca del leader Bossi non escano affermazioni che lo ribadiscano. I lumbard non vedono l’ora di fare man bassa di voti: i sondaggi sono oltremodo favorevoli e con la crisi della sinistra e l’affanno del cavaliere la Lega rischia di superare ampiamente la doppia cifra percentuale, nonchè di sfondare nel centro Italia.
E allora, concludo il teorema, saranno presto elezioni.
Elezioni molto interessanti dal punto di vista politico. Continuamo a camminare pericolanti sul filo delle previsioni.
Il quadro dei partiti politici non è ancora ben delineato. Una cosa è sicura: vedremo Berlusconi (con l’apporto vitale della Lega) contro tutti. Forse (speriamo) sarà l’ultima elezione che lo vedrà come protagonista perchè, seppur arzillo, è ormai un amabile vecchietto che soffierà 74 candeline a settembre.
Sarà la resa finale tra il berlusconismo e l’antiberlusconismo.
Se Berlusconi avrà la meglio, potrà governare tranquillo. Uscirà alla fine in trionfo da Palazzo Chigi o (Dio ce ne scampi) dal Quirinale per entrare, dal portone principale, nella storia politica italiana come il premier più duraturo e amato (con qualche pausa di riflessione) dalla maggioranza degli italiani. Una macchia indelebile del nostro passato che all’occorrenza potrà essere tirata fuori come termine di paragone per sminuire le malefatte dei politici dei decenni venturi.
Se vince, Berlusconi comanderà tranquillo, adulato da una servizievole corte, titillato da servizievoli cortigiane. Non dovrà più oltrepassare i cadaveri politici di Follini, Casini o Fini che tengano. Niente tra sè e il suo comodo. 
Solo uno, in cui saremo costretti a riporre tutta la nostra fiducia. L’ultimo baluardo della nostra democrazia. Il nostro eroe si chiamerà Umberto.
Ho detto tutto.


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