Dice l’ex ministro delle Finanze Francesco Forte: “I punti principali su cui agire subito sono questi: primo, nel campo del mercato del lavoro c’è necessità di contratti aziendali di flessibilità. Secondo, riforma della Giustizia, con regole chiare per la Magistratura (al di là della responsabilità civile delle toghe) che deve essere esautorata di alcuni poteri insensati che ha, come ad esempio quello del sequestro circa l’economia di mercato: facciano i loro processi ma non sta a loro sequestrare i beni”. “C’è da agire col bisturi sul taglio delle spese, facile per la gran quantità di superfluo, con 8 mila imprese degli enti locali, oltre a Ferrovie Poste ecc. Poi ridurre le imposte sulle proprietà. E, non per ultimo, cambiare la norma sul diritto di sciopero: c’è l’ordine pubblico, è ora di finirla con episodi quali quelli di Fiumicino”.
Scelte politiche? Tergiversare, concentrasti e spostare (e far spostare) l’attenzione su altre questioni, per delle scelte politiche? D’altra parte, ai più, vedere Renzi e Berlusconi che s’incontrano solo per parlare di preferenze e soglie di sbarramento della legge elettorale, non è molto gradito. Specialmente perché gli incontri (e le stesse tematiche affrontate in questi ultimi) non hanno certo la priorità rispetto all’economia.
L’ex ministro Mario Mauro: “Non si può gestire la ripresa del Paese e l’ordinaria azione di governo, nata a inizio legislatura sotto il crisma della grande coalizione, con una prima maggioranza per fare il lavoro duro sulle misure economiche e poi ricorrere a una seconda maggioranza, basata sull’asse Pd-Fi, per disegnare scenari costituzionali e istituzionali. E si potrebbe parlare pesino di una ‘tripla’ maggioranza se si considerano le finte aperture fatte al Movimento 5 Stelle di Grillo”.
Il presidente dei Popolari per l’Italia ha la sua ricetta: “La logica della grande coalizione apparteneva a questa legislatura ed è venuta meno per le vicende legate alla decadenza di Silvio Berlusconi. Ma ora che il clima è cambiato sarebbe un atto di responsabilità per Forza Italia rientrare in maggioranza. Perché lo scenario economico è tale da richiedere misure di impronta liberale e la presenza di Fi rafforzerebbe tali istanze, per ora garantite solo dai partiti centristi”.
Ma Berlusconi non ci sta. L’ex Cavaliere si muove nel “backstage” del teatrino-Italia e gli conviene così, meglio non metterci la faccia, preparando, in caso di necessità, un buon piano B: in caso di sconfitta di Renzi, presentarsi di nuovo agli italiani come salvatore della patria. Un loop.