Oggi Repubblica riporta le amare considerazioni di Berlusconi, che teme di fare la fine di Mattei attraverso un più moderno “trattamento Boffo” planetario.
Repubblica riporta anche le opinioni dei funzionari USA via Wikileaks per quanto riguarda la politica energetica del nostro Paese e dell’ENI. Mi sono indignata profondamente, ai limiti del disgusto. So che non dovrei, visto che si tratta appunto di valutazioni personali fatte ad uso e consumo dei propri interessi come è normale in dispacci d’ambasciata, ma pensando all’influenza di tale Paese nei fatti nostri viene naturale preoccuparsi.
L’ENI (…) viene descritto come una potenza. Diversi paragrafi sono dedicati a sottolineare “il suo immenso potere politico”, la “sua rete di lobby” più ricca di molte strutture governative. (…) Con l’Eni, ammettono i miei interlocutori di Washington, i conflitti geoeconomici risalgono all’èra di Enrico Mattei, per arrivare fino alla partecipazione di Gheddafi nel capitale. C’è un’antica rivalità tra l’Eni e la sua proiezione d’interessi verso l’Africa, l’Asia, l’America latina, e le compagnie petrolifere Usa.
Nel report originale, che trovate qui e che nessuno linka, si usano anche espressioni quali “ENI è fastidiosamente vicina a Gazprom”, e si parla molto del piccolo gasdotto Turchia-Grecia-Italia promosso da Edison in concorrenza con Nabucco, che anche la Russia non ostacola perché molto piccolo, e che era assai sostenuto dal ministro… Scajola.
Da un po’ di tempo penso che ENI sia nel mirino. Lo è da sempre, forse, ma finora ha tenuto: lo Stato ha ancora la sua golden share, conservando il controllo dell’energia così come ENI conserva il controllo dei politici in un circolo che considero virtuoso (proprio perché ancora sotto il controllo dello Stato). Fu Mattei appunto a sostenere “i politici sono come i taxi: mi faccio portare dove voglio, pago la corsa e scendo”. E nel leggere che Berlusconi “ha usato l’ENI” mi viene da ridere, ricordando Andreotti, Craxi e persino D’Alema con le loro fastidiose e ostinate politiche di amicizia verso i paesi arabi criticate da mezzo mondo. Mentre gli alleati criticavano, l’ENI trivellava in mezzo ai deserti e noi facevamo il pieno alla Uno. Altri tempi, altri taxi.
Oggi tocca alle steppe. D’altronde è logico, anche se Repubblica riporta miopi osservazioni degli esperti tipo
Con i ribassi nelle quotazioni dell’energia dopo la recessione, tutti i calcoli di lungo periodo sul mercato del gas sono stravolti. Due esperti (…) concordano che nei grandi investimenti sui gasdotti dalla Russia c’è più politica che logica economica.
Si guarda come al solito solo al prezzo, tacendo sull’invisibile elefante rappresentato dall’esaurimento delle risorse. Il gas ci serve, e oltre alla Libia e all’Algeria i russi ne hanno in abbondanza e sono affidabili. Dittature? Può essere, ma non peggiori dell’Arabia Saudita o di altri Paesi medioevali da dove siamo invece graziosamente autorizzati a comprare. L’unica alternativa alla Russia sono i famigerati rigassificatori, tanto caldamente propugnati da Bersani: navi gasiere che caricano in Qatar e scaricano gas qui e là nella nostra penisola. Una soluzione comoda, pur di non scontentare qualcuno.
Qualche amico sostiene che dovremmo smetterla di difendere l’ENI, il gas e il petrolio, fonti energetiche ormai all’inevitabile tramonto, e pensare invece alle rinnovabili. Figuriamoci se non sono d’accordo, ne vado parlando da anni. Ma in attesa che il prossimo governo, cacciato Berlusconi, punti tutto sul Kitegen e sul geotermico, cosa che sono certissima farà, vado ad alzare di un grado la temperatura della caldaia.
Sapete, oggi fa un po’ freddino.
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(Update: Il Corriere “svela” altri aumme aumme. In pratica, l’ENI schiava del Berlusca firma accordi non convenienti per il gas russo, quando ormai esiste gas miracolosamente più a buon mercato praticamente ovunque. E di cosa si tratterà mai? Ma del gas di scisti, che domande! Taanto conveniente, e soprattutto per niente inquinante. Ah dimenticavo: per il momento, è prodotto solo in USA…)
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(Precisazione: i giornali riportano con grande scandalo -ha ha!- che l’ENI avrebbe giornalisti a libro paga. Non sono tra questi, purtroppo per le mie tasche. Difendo volentieri l’ENI, ma oltre a non contare nulla, quando si tratta di porcherie in Nigeria o figuracce a Kashagan mi chiederebbero i soldi indietro).
di Debora Billi
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