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Berlusconi “paventa” di ricandidarsi e l’Europa e la Merkel tremano come topi che hanno avvistato il gatto

Creato il 18 settembre 2012 da Iljester

Berlusconi “paventa” di ricandidarsi e l’Europa e la Merkel tremano come topi che hanno avvistato il gattoBerlusconi va in crociera con i lettori di Il Giornale. Lo ha fatto anche Prodi, ma anziché usare una nave ha usato il torpedone. Le modalità della crociera non le conosco e sinceramente non mi sono interessato della faccenda. Un po’ perché leggo Il Giornale online e un po’ perché partecipare a questo genere di crociere non è la mia aspirazione.

Quel che invece sono conosciute sono le dichiarazioni fatte dal Premier su una sua possibile ricandidatura. Il Cavaliere – così registrano i quotidiani – pare stia scaldando i motori e già si inizia a intravedere il fumo dei tubi di scappamento che fanno tossire le armate brancaleone sinistrate e grilline, che già avevano pregustato una campagna elettorale 2013 senza avversari di sorta, degni di questo nome.

Berlusconi “paventa” di ricandidarsi e l’Europa e la Merkel tremano come topi che hanno avvistato il gatto

Questo sembra un po’ il clima del 1993, quando la gioiosa macchina da guerra di Achille Occhetto pregustava la vittoria alle elezioni del 1994 e gli ex-PCI sognavano di mettere le mani nelle stanze dei bottoni vita natural durante, causa abbandono giudiziario dell’avversario (che all’epoca era rappresentato dal duo DC-PSI).

Ebbene, l’epilogo della storia sembra quasi volersi ripetere oggi. Solo che al posto delle manette di Di Pietro e del Pool di Mani Pulite, abbiamo i BTP, la BCE e la speculazione finanziaria. Il Governo invece è retto dal solito entourage finanziario-politico; come all’epoca, del resto. Ricordiamo infatti che il 1992 fu l’anno in cui una grande bolla finanziaria comportò un attacco feroce alla lira, che indusse poi i governanti dell’epoca – guarda caso – a svalutarla e ad accettare il trattato di Maastricht che avrebbe portato poi all’unione monetaria europea.

Ma questa è storia nota. Eppure sembra quasi della stessa matrice di quella odierna, pur con le debite differenze di circostanza e di storia politica. Il Cavaliere, costretto a dimettersi per far spazio a Monti, che pare garantisse maggiormente i mercati (la verità è però leggermente diversa); creduto ormai un pensionato, sembra ora voler tornare alla carica. E i suoi avversari tremano, perché Berlusconi intende abolire la famigerata IMU e le tasse inique che incatenano le famiglie alla speculazione finanziaria. Perché dobbiamo ricordare che l’IMU serve per pagare gli interessi a chi ha investito in BTP. E non parlo della vecchina che vive alla porta accanto, ma parlo delle grosse banche d’affari americane e asiatiche.

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La notizia che il Cavaliere possa tornare in auge e vincere le elezioni del 2013, sembra aver sconvolto pure Angela Merkel, che però subito si è affrettata a negare, esaltando le virtù democratiche del nostro paese (sembra quasi una presa in giro) e asserendo che se il Cavaliere vincesse, per lei non ci sarebbe nessun problema.

No, cara Merkel. Il problema esiste eccome. Per quanto il Cavaliere possa sembrare une pitre, ha una caratteristica importante che manca a Monti: non appartiene all’entourage finanziario, agli apparati burocratici europei, non è collegato a nessuna banca speculativa mondiale. Non è insomma uno di loro… o uno di voi, se possiamo essere franchi. Il Cavaliere rompe le palle ed esce fuori dagli schemi. Ecco perché non piace: non piace agli americani per la sua amicizia con Putin. Non piace alla speculazione finanziaria perché non obbedisce come un servo. Non piace ai salotti buoni perché non pontifica con champagne e caviale sulle miserie del mondo. Non piace alla sinistra italiana perché non è conformizzato. Non piace alla giustizia italiana, terrorizzata all’idea di essere riformata.

Insomma, è questa la verità, cara Cancelliera. Ecco perché c’è tensione e terrore in Europa (e in Italia) alla sola ipotesi che il Cavaliere vinca e spiazzi ancora una volta tutti. Berlusconi non è Prodi, e non è Monti, e non è Bersani. I primi due strettamente legati agli ambienti finanziari, e l’ultimo politicamente insignificante nei salotti e nei consigli di amministrazione che contano.

Non mi resta che un’ultima considerazione da fare. Se Berlusconi intende vincere e portar fuori l’Italia dalla schiavitù del Deutche-euro, ricostruisca una destra credibile, forte e non ambigua. Soprattutto una destra pulita e moralmente rigorosa. Altrimenti, Bersani, Vendola, Monti, Casini, Fini e gli apparati finanziari si papperanno il nostro paese in un sol boccone. Fin ora, infatti, hanno solo spiluccato.


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