Secondo l'ex segretario al Tesoro Usa, TimothyGeithner, nell'autunno 2011 ci fu un complotto per far cadere l'allora premier italiano Silvio Berlusconi. Quando la drammatica crisi economica aveva portato l'euro ad un passo dal baratro, ha raccontato Geithner, alcuni funzionari europei lo avvicinarono proponendogli un piano per far cadere Berlusconi, ma lui rifiutò.__________________________________________________________________________________________
Era una menzogna il fatto che il paese fosse sull’orlo del baratro, che no ci fossero i soldi per pagare gli impiegati pubblici e i pensionati. Fu messa in giro tutta questa storia che era contro il premier Berlusconi che difendeva gli interessi nazionali contro certe proposte che facevano comodo ad altri Stati, come poi si é visto perché chi successe a me si é inchinato a queste proposte. Nell’estate del 2011 la bufera dello spread fu fondamentale. Al G20 di Cannes già circolava la voce che io non sarei stato più presidente del Consiglio una settimana dopo, tanto che Zapatero mi disse ’ma perché non ti dimetti e lasci il posto a Monti?’ La formazione del governo Monti fu un colpo di Stato nei confronti di chi non consentiva alla Germania e alla Francia di portare avanti le loro decisioni sulla politica economica. Un colpo di Stato che si é avuto qui, con la messa in campo di un governo che i cittadini non avevano eletto.
Oggi tutto é peggiorato, siamo in piena incapacità a governare. Non c’entra più niente il complotto, che ebbe un fine e un risultato positivo con le mie dimissioni l’11 novembre del 2011.
Dicono di aver evitato all’Italia di finire come la Grecia, i nostri sapientoni, in realtà avevano tentato di cacciare il nostro paese, con la strategia dello spread, in una condizione alla greca. Io l’ho impedito, ma quando ho visto che si apriva un fronte interno di desolidarizzazione, al quale non era estraneo perfino il Capo dello stato, quando ho capito che l’interferenza era arrivata al suo culmine, ho preferito mettere l’interesse del paese alla stabilità nell’emergenza davanti allo scandalo di una cacciata dalla guida dell’esecutivo dell’ultimo presidente italiano scelto dal popolo. Cioè chi le parla. Ma lo scandalo resta, e se l’informazione fosse una cosa più seria e più libera di quella che effettivamente è, se ne parlerebbe e si indagherebbe anche in Italia, non solo a Washington e a Londra.
Comunque, ora il problema è il futuro, visto che Mario Draghi ha fatto parte di quanto era dovuto e la situazione è ritornata parzialmente sotto controllo su una linea che era la nostra linea: espansione monetaria, credito capace di trasmettersi a tutto il sistema e liquidità in difesa non del sistema bancario ma della salvezza finanziaria del risparmio e degli investimenti di imprese e famiglie.
Ora bisogna compiere l’opera.
Grillo in Europa è affetto da impotentia coeundi, non può muovere uno stecchino nella fitta trama dei populismi di serie B in cui si è cacciato per sua colpa, il suo voto serve a niente, è puro sberleffo, è nichilismo.
Renzi deve ancora imparare molte cose, per certi versi è un buon emulo del meglio dei nostri governi, ma per altri versi è prigioniero delle forze di sistema che assorbono e spengono lo slancio di qualunque riformismo a sinistra.
E allora per combattere in Europa, per una moneta che non sacrifichi con la sua forza apparente la ripresa e la crescita delle nazioni, per un vero rilancio è voto utile solo il voto a chi, parola di Obama e parola di Berlusconi, in quella circostanza decisiva 'was right', aveva ragione.
Sono esterrefatto dall’inchiesta del New York Times sull’impossibilità per le piccole imprese anche solo di discutere con le banche le linee di credito necessarie all’economia della produzione, dell’innovazione e del rilancio. E’ pazzesco. Le banche sono state inondate di liquidità ma la sua trasmissione alla rete dell’industria, dell’artigianato e del commercio è ancora sostanzialmente bloccata. Ora faccio una Lega per il credito giusto, e vediamo alla fine chi la vince, questa battaglia in nome dei veri interessi dei popoli europei, contro i formalismi della burocrazia più incapace del mondo.
Il 25 maggio c’é il voto non sulla situazione italiana ma per l’Europa. Forza Italia rappresenta l’unica soluzione per poter fare gli interessi dell’Italia in Europa. Forza Italia appartiene alla grande famiglia del Ppe e se noi riusciremo ad inviare all’Europarlamento una folta schiera di rappresentanti facendo così rete con i rappresentanti degli altri Paesi a partire da quelli del Mediterraneo potremo incidere sulle decisioni che saranno assunte. Mi raccomando, andate a votare, ricordate che si vota in un solo giorno e non più anche di lunedì e convincete qualcuno che vi appare indeciso ad adempiere a questo fondamentale dovere.
Noi siamo assolutamente all’opposizione.
Renzi é il presidente del Consiglio di un governo non eletto dai cittadini, un governo di sinistra che fa una politica di sinistra. Infatti in 100 giorni l’unica cosa concreta che ha fatto é dare un bonus di 80 a una parte dei cittadini, escludendone altri, aumentando le tasse sulla casa e le imposte sui risparmi. Si tratta di una mancia elettorale inaccettabile. Tuttavia anche questa mossa é stata fatta contro l’equità: Renzi dà 80 euro - anche se a conti fatti saranno 56 - a chi guadagna 25.000 euro all’anno, importo che via via scende a 27 euro per coloro che prendono fino a 8.000 euro l’anno. Le persone che sono sotto gli 8.000 e che ne avrebbero maggior bisogno, non prendono nulla. Insomma tutto il contrario di quello che una persona con il senso della giustizia avrebbe fatto.
Grillo? Un autorevole esponente europeo mi ha confidato ’stiamo allargando i cessi’, perché è lì che finiranno...