Berwick-upon-Tweed ha il fascino delle cose sospese a metà.Quando una persona viene definita "né carne né pesce", di solito lo si intende con un'accezione negativa, come qualcosa privo di forma o di direzione, senza una personalità spiccata e pertanto come qualcosa che evoca indifferenza. Però, secondo me, nell'essere sospesi a metà c'è anche un enorme potenziale, un poter riuscire ad essere entrambe le cose fra cui si è sospesi, rappresentando una sorta di conciliazione, di nodo di congiunzione fra due elementi che solitamente sono considerati diversissimi fra loro, se non addirittura opposti.Beh, Berwick-upon-Tweed non è né inglese né scozzese.Sospesa fra le due nazioni, a lungo contesa dall'una e dall'altra, dal XV secolo è ufficialmente inglese - ma non può dimenticare la sua anima sospesa a metà.Berwick dista appena 4 km dal confine scozzese, e dopo di essa non ci sono più altre cittadine inglesi: solo il Vallo di Adriano, eretto dagli Antichi Romani per tenere a bada le orgogliose tribù celtiche che combattevano per la loro libertà, e che ancora oggi separa simbolicamente due mondi, due stati uniti sotto la stessa corona ma che hanno ancora due personalità ben spiccate e distinte.Il tiramolla di Berwick fra le due nazioni è durato talmente a lungo che, ad un certo punto, sono anche esistiti documenti ufficiali in cui la città veniva menzionata separatamente, come se fosse un'entità a parte non appartenente a nessuna delle due.Ad esempio, quando la Regina Vittoria firmò la dichiarazione di guerra alla Russia per il conflitto di Crimea, lo fece a nome "del Regno d'Inghilterra, di Scozia e della città di Berwick-upon-Tweed".Per la cronaca, quando invece firmò la dichiarazione di pace, Berwick non venne più menzionata - per cui, a voler cercar cavilli, ad oggi risulterebbe ancora in guerra contro la Russia...Appena si arriva, uscendo dalla stazione, l'aria è un po' scozzese: ci sono salite, c'è pietra grigia, c'è quella aria riservata ma un po' sorniona che si trova nei villaggi delle Lowlands.
Ma il cuore della cittadina ha invece un sapore inglese: il municipio col tetto a punta che somiglia di più ad una chiesa, i fiori dai toni del viola appesi ai lampioni, le panchine nere in mezzo alle aree pedonali. Nonostante i poster vintage che fanno bella mostra al Tourist Information, Berwick non sembra molto avvezza al turismo: le poche cartoline sono vecchie e scialbe, il mercatino ha l'aria di modernariato kitsch.Anche qui i gabbiani sono di razza guascona, rumorosi e voraci, pronti ad un volo di rapina su un gelato od un fish & chips non appena chi lo tiene in mano abbassa la guardia.Ci sono alcuni vicoli ripidi circondati da casette color pastello, ma soprattutto ci sono le mura.Berwick ha il perimetro murario ancora interamente intatto, e percorrerlo tutto è un'interessante passeggiata di circa un'ora.Quando una città ha un perimetro murario percorribile, è sempre la prima cosa che scelgo di fare quando la visito: vedere le cose dall'alto non solo ti permette di averne una visione d'insieme, ma ti permette anche di assumere il giusto distacco per rendere più chiara questa vista. Guardare una persona dall'alto verso il basso spesso significa giudicarla, senza averne il diritto; ma guardare una città dall'alto è un modo molto efficace per imparare a capirla prima ancora di conoscerla.Le mura di Berwick si rincorrono a racchiudere tutti i suoi diversi volti.Cominciano come terrapieni ricoperti d'erba, ed affiancano la chiesa, il cimitero. Passano di fianco alla villetta in pietra che appartenne a L. S. Lowry, artista locale. Oggi le sue finestre sono vuote come occhi ciechi, ma i leoni in pietra un po' grotteschi sul cancello e il giardino selvaggio, ma al tempo stesso colorato e curato come solo certi giardini inglesi sanno essere, lasciano ancora aleggiare lo spirito inquieto ed ispirato che deve averla abitata.Costeggiano il porticciolo, con il molo che si allunga, stretto come un nodoso dito di cemento, verso il mare. Il faro è una vedetta bianca e rossa che fa da guardia del corpo alle sagome delle Farne Islands e del Castello di Bamburgh che si tratteggiano all'orizzonte, eteree come acquerelli, sfumate negli stessi colori del mare e del cielo.Entrano nel cuore della cittadina, e non sono più ricoperte d'erba ma di selciato. Affiancano le casette bianche e celesti, si fanno accompagnare da lampioni e vasi di gerani.Arrivano fino al Tweed, la seconda anima di Berwick, che non è solo contemporaneamente inglese e scozzese, ma anche città di mare ed al tempo stesso di fiume: il ponte di pietra, capolavoro dell'ingegneria civile del 1800, somiglia ad un acquedotto romano.Qui le mura muoiono, e il camminamento prosegue trasformandosi in un sentiero stretto fra la vegetazione e l'acqua.Berwick è una città-slow.Il movimento Slow City è nato in Italia nel 1999 ed ha lo scopo di identificare quelle città che, grazie a determinati parametri che comprendono impatto ambientale, economia, topologia e benessere della popolazione, sono in grado di offrire uno stile di vita a ritmo più sostenibile e lontano dallo stress e dal caos.Forse i suoi servizi seguono un po' troppo alla lettera questi dettami, perché molti negozi prima delle 11 non aprono, e prima delle 10 è difficile trovare autobus diretti in alcun dove.O forse semplicemente è perché Berwick è a metà strada anche fra l'essere una città turistica e il non esserlo.Probabilmente anche il mio cuore è stato conquistato a metà.Non so se potrei raccomandare Berwick fra i primi posti da dover vedere durante un viaggio in Inghilterra (o in Scozia).Eppure il mio soggiorno fra le sue mura è stato parecchio gradevole, e questa sua aria un po' indefinita, un po' sospesa fra due mondi, combattuta sulla propria identità mi ha affascinata.Forse non è indefinita e non è nemmeno sospesa: Berwick semplicemente è un punto di incontro, una congiunzione che racchiude nelle sue mura pezzetti dimenticati da entrambe le parti.
Solo in UK... possono pensare di sopraelevare una panchina per permetterti di contemplare il panorama oltre le mura!