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Besa Editrice al “Festival del Libro Possibile” edizione 2011 – dal 6 al 9 Luglio a Polignano a Mare

Creato il 04 luglio 2011 da Lucianopagano

La Besa Editrice al "Festival del Libro Possibile 2011" di Polignano a Mare

Dal 6 al 9 luglio 2011 parte il Festival del Libro Possibile a Polignano a Mare, l’importante rassegna di letteratura non solo a livello regionale ma anche a livello nazionale con grandi protagonisti del mondo delle lettere contemporaneo. L’edizione 2011 è l’occasione non solo per celebrare la decima edizione del festival “Il libro possibile” ma la stessa ospita un omaggio alla storia d’Italia e degli italiani visto nei cinquant’anni della Lira nella Repubblica. Ed ecco che sotto lo stellato cielo di Puglia, inebriati dal profumo dell’Adriatico, più di cento autori (scrittori, intellettuali, artisti, politici, porporati, magistrati) incontreranno il pubblico tra i vicoli, le piazzette e le romantiche terrazze del centro storico di Polignano a Mare per il festival nazionale “Il libro possibile”, che quest’anno festeggia i primi dieci anni di vita. Organizzato dalle associazioni culturali Artes e Cartesio, sotto la direzione artistica di Rosella Santoro, il festival sarà una nuova grande occasione di confronti, momenti di riflessione, condivisione, spunti critici.
Il successo del festival è la formula-aperta delle piazze del centro storico utilizzate come centri di aggregazione, come incubatori di idee e di progetti. Non a caso il Festival è diventato l’appuntamento culturale del Sud per eccellenza e il prestigioso traguardo dell’edizione numero 10 si sposa con la celebrazione dei 150 anni dell’unità d’Italia. La Besa editrice partecipa a questo importante evento con diversi e significativi titoli come L’anello inutile di Maria Pia Romano, Il colore del melograno di Giuseppe Scelsi, Le mani di persefone di Pierpaolo D’Auria e Michele Tursi, Il tempo che ci vuole di Francesca Palumbo, La Badessa di San Giuliano di Marisa Di Bello.

Mercoledì 6 luglio 2011
22.30 Maria Pia Romano – L’anello inutile (Besa editrice). Presenta Maria Rosaria Chirulli. Balconata Santo Stefano
23.00 Giuseppe Scelsi – Il colore del melograno (Besa editrice) Presenta Armando Spataro. P.zza San Benedetto

Giovedì 7 luglio 2011
22.00 Marisa Di Bello – La Badessa di San Giuliano. Presenta Gustavo Delgado. Balconata Santo Stefano

Venerdì 8 luglio 2011
22.30 Pierpaolo D’Auria, Michele Tursi – Le mani di Persefone. Presenta Lino De Guido
Vico Porto Raguseo

Sabato 9 luglio 2011
23.00 Francesca Palumbo – Il tempo che ci vuole (Besa Editrice). Intervengono Nicky Persico e Caterina Firinu. Vico Porto Raguseo

L’anello inutile di Maria Pia Romano – Il Salento prende alla gola. E ti sa rubare l’anima. Luogo troppo selvatico per lasciarsi conquistare. Anche la sua gente è così. Qui le tarantate dicevano di sentire la noia all’inizio del male. Gli uomini andavano a fare l’olio nelle viscere della terra, incitando gli animali a spingere la ruota e stordendosi con l’oppio per non sentire la fatica. Nelle campagne che s’incontrano andando dalle Orte verso il faro della Palascia, la terra è rossa. Ci si può perdere, inseguendo il filo rosso che qui lega la terra, il cielo e l’acqua. Un sottile scoloramento di memorie adriatiche. Un annebbiamento dei sensi. Un capogiro. Cosa rimane quando non si ha più niente da perdere?

Maria Pia Romano è nata a Benevento nel 1976, è iscritta all’Albo dei giornalisti dal 2000. Scrive per alcune testate regionali e nazionali e inoltre si occupa di comunicazione pubblica, uffici stampa e organizzazione di eventi. Ha all’attivo quattro raccolte di poesie, Linfa (LiberArs, 1998), L’estraneo (Manni, 2005), Il funambolo sull’erba blu, (Besa 2008) e La settima stella (Besa 2008) e il romanzo Onde di Follia (Besa 2006). Ha ricevuto riconoscimenti in campo nazionale e internazionale per i suoi lavori. Le sue poesie sono inserite nel Museo della Poesia di Perla Cacciaguerra a Cesa. è stata tradotta da Amina Di Munno e Cassio Junqueira per il festival della letteratura italiana in Brasile del 2011.

Il colore del melograno di Giuseppe Scelsi – Quando il solido muro della ideologia va in frantumi, migliaia di albanesi si ritrovano in preda alla più grande disperazione. Il sistema si sgretola, le rigidità di un regime che si è chiuso per decenni su se stesso si piegano alla furia di uomini e donne, idee e sentimenti vengono travolti. Anche Filip Galimuna, sergente dell’esercito albanese con la passione per il pianoforte, perde tutto in un sol colpo: si ritrova a capo di una caserma vuota, i suoi uomini l’hanno abbandonato, preferendo il miraggio di una fuga verso l’Italia, e la sua donna, Iliria, lungi dal dargli quel conforto che egli cercava, si allontana da lui innamorandosi di un uomo i cui traffici di quei momenti hanno reso uomo di successo. In preda alla più cupa disperazione, Filip si fa coinvolgere in un traffico di armi, il cui ricavato però finisce nelle mani sbagliate e fa crollare le sue ultime illusioni e speranze.
La vicenda volge a un epilogo drammatico, ma non inatteso. Quando Galimuna fugge con la moglie e il più piccolo dei suoi figli dall’Albania, a dargli ospitalità in Italia è un collega del suo maestro di musica, Arturo Mondelli, che intuisce la genialità artistica del sergente, lo incoraggia a proseguire negli studi di pianoforte e lo porta al successo nelle più importanti rassegne musicali internazionali. Ancora una volta, tuttavia, il richiamo dei vecchi miti riemerge prepotente quando il caso gli offre la possibilità di vendicare la morte del figlio più grande. Ma questa volta qualcosa è cambiato.

Giuseppe Scelsi è magistrato da quasi trent’anni. Il colore del melograno è il suo primo romanzo, in cui ha voluto dare volto e parola di narrazione alle sovrastrutture del suo percorso professionale, ma con una dose di amarezza e rabbia senza pari.

Le mani di Persefone di Pierpaolo D’Auria e Michele Tursi – Due anziani coniugi calabresi, emigrati a Berlino, muoiono in un incidente stradale alle porte di Taranto di ritorno da un viaggio a Locri. Nell’auto vengono ritrovati dei reperti archeologici di cui si ignorano l’origine, il valore e l’autenticità. Viene aperta un’inchiesta. La figlia dei due anziani, archeologa e docente all’Università di Berlino, giunge a Taranto per il riconoscimento dei corpi. Attraverso una serie di circostanze e colpi di scena, scopre particolari a lei ignoti sul suo passato e su quello dei suoi genitori. Intanto, la magistratura assegna a un archeologo della Soprintendenza di Taranto l’incarico di effettuare una perizia sui reperti. Questi scopre che si tratta delle mani della “Persefone in trono”, esposta al Pergamon Museum di Berlino. Pezzi di inestimabile valore di cui la comunità scientifica ignorava l’esistenza ma sulle cui tracce da tempo ci sono gli adepti di una setta esoterica.
Tra intrighi, storie d’amore e goffi personaggi, a fornire la chiave del mistero è una figura che viene dal passato.

Pierpaolo D’Auria è nato a Taranto e ha 48 anni, è giornalista professionista e vicedirettore del Corriere del Giorno di Puglia e Lucania. Si occupa di cronaca politica e cura una rubrica sportiva satirica – “Tribuna Vip” – con la quale racconta i match del Taranto calcio da un’ottica diversa da quella meramente cronachistica. Vanta collaborazioni con vari magazine.

Michele Tursi ha 46 anni, è nato a Taranto, città in cui lavora come vice caposervizio del Corriere del Giorno. Si occupa di economia, problemi del lavoro e dell’ambiente. Dal 1998 è giornalista professionista. È stato corrispondente del network radiofonico RTL 102.5, ha collaborato con diverse emittenti televisive della Puglia. Appassionato di fotografia, ha realizzato due personali sui temi delle periferie e del degrado urbanistico.

La Badessa di San Giuliano di Marisa Di Bello – Questa è una storia d’altri tempi, di un’epoca lontana per usi, costumi, linguaggio. Di luoghi immobili nel loro isolamento. Essa prende spunto da vicende realmente accadute agli inizi del secolo scorso in un convento
del Sud. Attestati da un fitto carteggio tra Curia e convento, i fatti che si svolgono esattamente un secolo fa parlano di disordini, contrasti e malignità varie che determinano la chiusura di quel convento e la secolarizzazione
di molte suore.
Su questa trama di eventi storici si inserisce l’infelice e travolgente storia d’amore di suor Crocifissa, badessa di San Giuliano, e il ricco proprietario terriero Pietro Forzano, come storia emblematica, summa di tante storie di donne, della loro impossibilità di sceglier e liberamente e consapevolmente il proprio destino.

Marisa Di Bello è nata a Pisticci (MT) e vive a Bari. È pubblicista iscritta all’Albo dei Giornalisti di Puglia dal 1983 e ha iniziato a pubblicare dal 1979. Ha collaborato a numerosi periodici tra cui “Cosmopolitan”, “Noi Donne” e da oltre venti anni collabora alla rivista di cultura ed economia “Nelmese” con rubriche e interviste. Tra le inchieste pubblicate: “Le Ragazze degli Anni Ottanta” per le Edizioni Levante, Bari; “Viaggio nei Pianeti Diversi” sui gruppi di tendenza per “Nelmese”; “Donne Nere” per “Cosmopolitan” sulle mutilazioni sessuali subite da donne musulmane presenti a Bari; “Isole”, inchiesta radiofonica in 10 puntate trasmessa da Radionorba, sui vari gruppi etnici presenti sul territorio.

Il tempo che ci vuole di Francesca Palumbo – Monica Dionubile ha quasi diciassette anni, vive a Bari insieme a sua madre Laura che è malata di depressione e passa la sua vita a tormentare la figlia. Dunia Bonerba è figlia unica di Luca e Marina; i suoi genitori sono una coppia serena che regala sensibilità e spensieratezza a una ragazzina semplice, a tratti ingenua e molto legata a Monica, sua compagna di classe. Le due ragazze si completano a vicenda: la leggerezza di una si unisce alla complessità dell’altra, è come se tra di loro ci fosse un accordo di “mutuo soccorso” di cui, in realtà, è solamente la giovane Dionubile ad aver bisogno. Lei è così intristita e poco interessata alla sua vita da vivere alla giornata. È così profondamente sola e disillusa che anche l’avvenimento di aspettare un bambino, naturalmente non desiderato, è affrontato nella più completa apatia. Il ginecologo che segue distrattamente l’aborto è Carlo, marito di Giulia, amico di vecchia data di Luca e Marina, che racconta all’uomo di avere l’ennesima relazione extraconiugale. La donna per la quale ha perso la testa si chiama Roberta Mori ed è la psicanalista che ha in cura la madre di Monica. In questo disfacimento quasi totale, il porto franco di Monica è la casa di Dunia, dove ha la possibilità di conoscere suo nonno che, molto malato, ogni volta che la vede la scambia per la sua amata moglie Ornella oramai morta da tempo. C’è poi il rapporto speciale con il suo professore di lettere, Girardi, un docente atipico che ascolta i suoi alunni, li osserva e non si limita a etichettarli con un numero sul registro o un cognome da ricordare al momento dell’interrogazione. Testimone oculare delle storie di ognuno di questi personaggi è il barbone Lacca, un tenero clochard che costruisce piccoli portacenere colorati in latta e che ha un ruolo determinante nel destino di Dunia e Monica.

Francesca Palumbo è nata a Bari dove vive e lavora. Nel 2008 ha pubblicato una silloge di racconti dal titolo Volevo dirtelo. Questo è il suo primo romanzo.

Info:
http://www.besaeditrice.it



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