Riprendo qui una sua poesia, citata per intero nel romanzo e che in un certo senso ne riassume la trama meglio di quanto potrei fare io.
Mi piaci, putrida,
deliziosa marcescenza.
Mi piaci succhiarti fuori dalla tua pelle,
così bruna e molle e sempre più soave,
così perversa…
Sorbe, nespole dalle morte corone.
Ascolta meravigliose sono le esperienze degli inferi,
orfico, delicato
Dionisio del Sotteraneo Mondo.
Un bacio, uno spasimo d’addio e un momentaneo orgasmo di distacco,
poi solo, lungo l’asfalto bagnato della via, fino alla prossima svolta,
e là una una nuova compagna, una separazione nuova…
una nuova ebrezza di solitudine, tra le foglie che si decompongono, gelate.
(D.H. Lawrence)