10/10/2011 07:34
Alzato il gomito? - I ricercatori dell’Università del Wisconsin e dell’Università di Washington hanno creato uno speciale algoritmo che ha analizzato i profili pubblici di 300 studenti - di età compresa tra i 18 e i 21 anni - per rilevare riferimenti all’uso di bevande alcoliche . Gli studenti erano, chiaramente, tutti volontari altrimenti sarebbe stato impensabile violare la loro privacy su un argomento così delicato.
“Il segreto è un algorimo che analizza gli status del profilo”
Update alticcio - Gli aggiornamenti su Facebook degli studenti sono stati divisi in tre categorie: gli update senza riferimento all’alcool, con riferimenti all’alcool ma non allo stato di ubriachezza e, dulcis in fundo, quelli che includevano parole come “sbronzarsi”, “distruggersi”, “sfasciarsi” e altre frasi riferite a stati di intossicazione estrema.
Che sballo! - I volontari sono poi stati invitati a compilare un test denominato AUDIT che aiuta a capire se il soggetto ha problemi con l’alcool. Il risultato? Nessuno di chi aveva uno status “sobrio”, o per lo meno “non troppo” è stato identificato come una persona che fa abuso di bevande alcoliche . Quelli con regolari e frequenti update “da festa selvaggia” invece tendevano a superare la soglia di allarme.
Bella iniziativa - Che gli universitari americani alzino spesso e volentieri il gomito è cosa nota. Il problema è che vanno poco a farsi visitare da un medico visto che, negli Stati Uniti, il sistema sanitario ha costi elevatissimi. Ben vengano, quindi, iniziative che coinvolgono un social network frequentatissimo come Facebook per informare sui danni e i pericoli legali all’alcool.