La prima settimana a Bruxelles già ci avevano svaligiato casa dove ero ospite. Un battesimo? Un avvertimento? Me lo sono chiesto tante volte, nei due anni successivi. Come sono stati? Intensi, sicuramente. Molto difficili, a tratti. Molto facili, ad altri. Stimolanti, sicuramente.
In questi due anni ho cambiato tre lavori e mezzo, mi sono avvicinata come non mai al mio sogno, l'ho sfiorato ma non sono ancora riuscita a trattenerlo.
Ho bevuto birra a place Lux discutendo di una possibile causa antitrust, ho mangiato tartine indigeste facendo networking, ho tenuto una conferenza per studenti italiani su come trovare lavoro nel mercato degli affari UE, ho dato una lezione a studenti di giornalismo belgi sui media italiani. Ho scritto articoli (pochi, ahimé) per dei giornali italiani, ho analizzato i media europei per un'università svizzera. Ho suonato il violino con dei vecchietti belgi alla ricerca dell'orchestra dei miei anni passati. Ho aperto questo blog. Dopo il lungo digiuno che l'Italia mi aveva imposto, ho fatto un'indigestione di opportunità, persone, lavori, conoscenze, concorsi, colloqui, esami. Ho il cervello stanco, pieno di euro-fuffa. Ho una pentola di pensieri repressi dalla troppa diplomazia, dalle mail fasulle, dalle conversazioni inutili, dai luoghi comuni ripetuti. Sono ancora sentimentalmente confusa come se non fossi mai partita. Però ho una valigia zeppa di idee che se solo mi capita la scintilla giusta, potrebbero davvero generare qualcosa di bello. Devo solo scegliere dove posare la valigia, prima.