Bianca come il latte rossa come il sangue di A. D’Avenia

Creato il 25 marzo 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

L’adolescenza ci segna e ci forma, riverbera quello che siamo stati, proietta quello che saremo. È uno spazio aperto, una via impervia, immensa e vuota, dai confini incerti, senza punti di riferimento o appigli, bianca. Bianca come il bianco di Montale che candisce, Bianco come il rumore di Don DeLillo, come un foglio di carta senza righe, nel quale ogni parola trema, vacilla. È il bianco che disorienta, nitido, pulito, in una vita ancora da scrivere, meravigliosamente acerba e senza disillusioni, in cui ogni parola o pensiero, segue un moto ondivago e mai uguale, in un’ansa di emozioni prorompenti. L’adolescenza, difatti, è anche andare oltre l’immaginato, cogliere l’inimmaginabile, in modo pieno e mai banale, in un incendio che arde, risplende e consuma. E così si inizia a vivere, e anche, in verità, un po’ a morire. Ma tra le due estremità, tra l’inizio e la fine, c’è il sogno: «sovra candido vel cinta d’uliva donna m’apparve, sotto verde manto vestita di color di fiamma viva», Beatrice, ancora lei. Da Dante a Leo. Quest’ultimo è un sedicenne come molti, come tanti, scanzonato e allegro, che vive di amici, di partite a calcetto, di corse in motorino, di musica ad alto volume, e con una sola pesantissima condanna, la scuola, supplizio noioso e inevitabile, spesso incomprensibile. In breve tempo, però, Leo, da «pirata» con una chiassosa ciurma di amici, diventa un piccolo eroe solitario, tra le onde di un mare triste e commovente. Approda al suo primo amore e ne conosce il colore, il rosso, il quale dovrebbe tingere il bianco della vita e dargli un senso. Beatrice, la sua Beatrice, è una compagna di scuola, con la quale lui non riesce ad istaurare, nonostante i numerosi sms…, nient’altro che non sia un distratto sfuggevole saluto; Leo tuttavia non si perde d’animo e fa di tutto per conquistarne le attenzioni, gli sguardi, i pensieri, fantasticando mille giovanili progetti. Ma il rosso in Beatrice non ha presa, scolora, il suo sangue è bianco e la leucemia la porterà via, per sempre. Non ci sono spiegazioni, il sogno è infranto e le sue schegge sono acuminate e taglienti. La morte non ha antidoto. C’è un modo, forse, per non aggiungere dolore al dolore, un modo per tenere ancora accesa la fiammella della speranza. Durante la pietosa malattia di Beatrice, Leo riuscirà a starle vicino, le confesserà il suo amore e l’accompagnerà nei suoi ultimi giorni, avviando un processo catarsico che lo porterà ad essere una persona diversa: le donerà il sangue, le scriverà una lettera, le insegnerà a ballare e a suonare la chitarra, scriverà il diario di lei e raccoglierà le sue ultime parole. Studierà con lei e per lei. Ma soprattutto, con la sua malattia, ricalcando la donna dantesca, Beatrice gli insegnerà a non aver paura del bianco e di continuare a scrivere la sua vita con il rosso dell’amore, sentimento che nessun male, nessuna fine, può spegnere o estirpare.
Dal libro Bianca come il latte rossa come il sangue è stato tratto il film omonimo.

di Christian Dolci


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