Magazine Cinema

Bianca come il latte rossa come il sangue - due parole sul romanzo

Creato il 24 agosto 2013 da Frank_romantico @Combinazione_C
Ed ecco che torna L'Angolo di Silly, questa volta nel week-end che un week-end con Silly è un week-end fortunato, ve lo assicuro. La recensione di un romanzo, questa volta. Una critica spietata. Io non ho letto il libro, non posso condividere o meno le parole della mia socia. Ma condivido la sua riflessione generale. Forse un altro giorno approfondiremo. Ora però leggete la recensione di Bianca come il latte rossa come il sangue, su Combinazione Casuale.
BIANCA COME IL LATTE ROSSA COME IL SANGUE (romanzo)
Bianca come il latte rossa come il sangue - due parole sul romanzo
Succede che lo scorso fine settimana me lo trascorro a Bologna, da amici, e mi imbatto in un posto da fricchettoni fatto di stand di massaggi shiatsu, riflessologia plantare e via discorrendo. In uno di essi ci stanno due tizie che ti controllano i chakra e riequilibrano quelli malfunzionanti con una spruzzata di acqua condita di qualche aroma. Aggratis. Ergo, mi ci imbatto con la mia amica V, biologa (che però non disdegna le filosofie alternative) e la mia amica L, ancora più scettica di me. Io e V scopriamo di avere gli stessi due chakra difettosi, L ne ha tre, diversi dai nostri. Ci spruzzano quest’acqua miracolosa e ce ne andiamo ad abbuffarci in zona aperitivo (ovviamente biologico). Il chakra problematico mio e di V è il cosiddetto Vishudda, situato al livello della gola, ovvero attraverso il quale mettiamo in moto la comunicazione con gli altri. A quanto pare io e V siamo costipate per quanto riguarda le cose che vogliamo dire e che, invece, ci teniamo dentro. Tutto questo preambolo per dirvi che, malgrado reputi queste dottrine spesso manipolate da ciarlatani in grado di conquistare i fissati coi complotti, tipo mio fratello, in qualche maniera la cosa mi ha fatto riflettere. Effettivamente ho una serie di cose da dire sparse qua e là tra gli umani di mia conoscenza, ma mi rifugio nel mio angolo del blog per parlare con voi di una faccenda che mi sta sul gozzo, per l’appunto, da un po’ di tempo. 
A chi di voi frega di Bianca come il latte rossa come il sangue film? A nessuno, suppongo. Tanto lo sappiamo che rientra nella categoria lammerda atomica. Invece vi voglio parlare del romanzo tanto omaggiato da cui è stato tratto il film. E lo utilizzerò come veicolo per parlare di qualcosa di più esteso, che mi sta a cuore, che mi fa ribollire le interiora. Ma andiamo con ordine. Bianca come il latte rossa come il sangue  è il romanzo d’esordio di Alessandro D’Avenia, classe ’77, il quale possiede senz’altro  il merito di essersi laureato alla facoltà di lettere a La Sapienza in appena cinque anni (solitamente mi pare ce ne vogliano una quindicina), si appassiona all’insegnamento (tanto di cappello) e nel frattempo si mette a scrivere. Il romanzo esce nel 2010, conquista la massa italiota e diventa un best-seller, pubblicato in ben venti paesi stranieri.                                                                                                                                      Bianca come il latte rossa come il sangue - due parole sul romanzo            Leggo il libro prestato da un’amica, leggermente scettica come per il discorso dei chakra. Già dalle prime pagine intuisco che sarà dura, ma decido di combattere fino alla fine, temeraria come sono (!). Ma arriviamo al dunque, ragazzi. Non se ne può più di trovare in libreria romanzi di giovani scrittori italiani che millantano opere di spessore e alla fine ci propinano gli stessi pallosi romanzi di formazione, senza la benché minima originalità. Ho provato lo stesso fastidio per La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano. Non voglio apparire arrogante, può darsi che sia un problema mio. E’ possibile che io sia limitata e che non comprenda tanto fervore. Purtroppo (o per fortuna) non mi esaltano storie banali composte da frasi fatte, da slogan qualunquisti, citazioni messe in bocca ad adolescenti femmine (si sa che le femmine sono più mature), insegnanti salvavita alla Robin Williams ne L’attimo fuggente. Come nel caso di Giordano (che ha perlomeno un titolo davvero accattivante) abbiamo tra le mani molto fumo e poco arrosto. Non c’è realmente il coraggio di osare, né nei contenuti, né nello stile. Quest’ultimo davvero piatto, adatto ad una fiction televisiva dei giorni nostri, che non suscita emozioni, non avvince, non ti impone di sapere cosa diavolo succederà nel capitolo successivo. 
E voi direte, sticazzi Silly, è un romanzo che parla di adolescenti, cosa vuoi che succeda? E’ un dannato romanzo di formazione! Certo, ma ciò non significa che debba frantumarmi i marron glacé per tutto il tragitto. Si può parlare di giovani, della loro crescita personale, del loro percorso tortuoso verso l’età adulta non per forza costringendoli a marcire nei soliti cliché. Gli pseudo contenuti lapalissiani tramutano tutto in un vuoto inutile. Non è che se c’è la ragazzina malata di leucemia allora la storia è profonda. Non è che se utilizzi uno slang adolescenziale universale (la storia è narrata dal punto di vista di Leo) mi dimostri che sei “dentro” quel mondo. A me la forma di D’Avenia è sembrata piuttosto fredda e lontana, rendendo pleonastico l’insieme. E anche un po’ presuntuoso, soprattutto nel creare il personaggio del Sognatore, palese trasposizione di un se stesso immaginario. Eppure è stato un grande successo, zeppo ci consensi e di  critiche positive. Oltre che di millemila copie vendute. Allora ribadisco, sarà un mio problema. Come ho un problema col successo del Faletti scrittore o con le noiosissime saggezze propinate da Coehlo. Farò meditazione trascendentale e farò pace con le case editrici in qualche maniera, perché non sopporto che mi sbattano in faccia tali letture insignificanti. 
Conosco personalmente autori che se donassero anche solo una mezza fialetta del loro talento, renderebbero il mondo un posto migliore in cui leggere, per lo meno. Persone che hanno tra le mani romanzi dal potenziale straordinario, ancora costretti a concepirli come progetti velleitari. Vi sembra accettabile? So che sono discorsi triti e ritriti, però è bene rimarcarli ogni tanto. Abituarsi alla mediocrità, accettandola come unica realtà possibile, è assai pericoloso.
Silly
Bianca come il latte rossa come il sangue - due parole sul romanzoAlessandro D’Avenia

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :