Bianco e arancio (La lentezza del tempo)
I versi sono sassi nell’acqua
la lentezza del tempo sconcerta l’albero –
una luce di gesso spolvera i rami
pesa su mezzelune di ciglia
disegnate sui volti chiusi
il giardino dorme, il cane respira
scorre tra rive l’acqua bianca
e soffrono in attesa semi e ossa –
non c’è luna d’arancio che lieviti
né rossore di schiuma a rompere il vetro –
giacciono nel profondo le sillabe
dormienti, in trasmutazione
Bianco e nero (Nord)
Nello sconfinato candore del Nord
la morte scivola nei fori di ghiaccio
sbanda la motoslitta, la neve non ha strade
la meta rimane l’estremo Nord
qui, gondole funebri e palombari
bare d’acqua nel taglio di questo
gennaio obliquo su incagli –
il vento, variabile nei corridoi,
scorre da Nord, scompiglia il Sud
ci trasferisce altrove
ma dove
non esiste che l’aria ferma
e il tempo è stato completamente sconnesso
cascate inesistenti frastornano orecchie chiuse
sono implose le membra dentro se stesse
il corpo è una chiocciola, rara
resta la luce di un sorriso
Corallo e fiamme (Lagune di luce)
Navigavo fra isole senza radici
nel giorno più lungo di una stagione –
nella mobile casa, ero tranquilla
ai miei piedi scorreva il cielo
la città mi guardava da lontano
cupole e campanili bucavano l’asfalto
esistono pure dimore sbarrate
stanze immobili, comandamenti ciechi –
per salvarmi l’anima, costruisco
cassapanche quadrate in legno chiaro
scavo gallerie fra cascate
di lenzuoli stracciati, oggetti naufraghi
abiti vecchi, Barbies coi capelli in fiamme
tra migliaia di libri senza catalogo
e torno a navigare su lagune
di fumiganti nulla, dove splende
la nebbia nel mattino – la sera
posano zampe su corallo e fango
gli aironi, reti scure si allungano
a catturare i mitili, l’acqua
si rispecchia nel cielo
il silenzio canta