Biblioteca: Il giorno della civetta (Leonardo Sciascia)

Creato il 13 luglio 2013 da Candidonews @Candidonews

"L'autobus stava per partire, rombava sordo con improvvisi raschi e singulti. La piazza era silenziosa nel grigio dell'alba, sfilacce di nebbia ai campanili della Matrice: solo il rombo dell'autobus e la voce del venditore di panelle, panelle calde panelle, implorante e ironica. Il bigliettaio chiuse lo sportello, l'autobus si mosse con un rumore di sfasciume. L'ultima occhiata che il bigliettaio girò sulla piazza, colse l'uomo vestito di scuro che veniva correndo; il bigliettaio disse all'autista "un momento" e aprì lo sportello mentre l'autobus ancora si muoveva. Si sentirono due colpi squarciati: l'uomo vestito di scuro, che stava per saltare sul predellino, restò per un attimo sospeso, come tirato su per i capelli da una mano invisibile; gli cadde la cartella di mano e sulla cartella lentamente si afflosciò"

Così inizia Il Giorno della Civetta, romanzo scritto da Leonardo Sciascia e pubblicato per la prima volta nel 1961. Il libro è la prima grande opera letteraria che affronta il problema della mafia e della criminalità organizzata. Sciascia scrive ispirato dall'omicidio di un sindacalista siciliano ucciso negli anni '40.

Il protagonista del romanzo è il commissario Bellodi, uomo del nord, catapultato da poco nella realtà siciliana, al comando di un commissariato di un piccolo paesino dell'isola. Un imprenditore edile viene assassinato da ignoti mentre era intento a salire su un autobus. Da qui inizia un giallo in piena regola. Si scoprono così una serie di intrecci, relazioni e connivenze che fanno intuire come dietro alla vicenda si celino intrighi politici, interessi di potere e relazioni tra politica, appalti e mafia. La vittima aveva deciso di non pagare il 'pizzo' e per questo era stata punita con la morte. Bellodi indaga sino ad un certo punto, quando però arrivano a squillare i telefoni di un Ministro, l'inchiesta subisce una svolta con un epilogo amaro quanto tristemente verosimile.

Il Giorno della Civetta ha rappresentato una rivoluzione letteraria. Per la prima volta veniva affrontata in modo serio la realtà mafiosa e le commistioni tra criminalità e mondo politico. In un periodo storico in cui molti negavano addirittura l'esistenza della mafia, Sciascia riuscì a squarciare il velo di omertà ed ipocrisia aprendo un filone letterario che da li in poi sarebbe stato fecondo di opere e produzioni.

Qui di seguito uno dei brani più celebri del romanzo:

"Io" proseguì don Mariano "ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l'umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà... Pochissimi gli uomini; i mezz'uomini pochi, ché mi contenterei l'umanità si fermasse ai mezz'uomini... E invece no, scende ancora più in giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi... E ancora di più: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito... E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre... [...]"


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