In questo caso c’è una conseguenza che si manifesta come una tragedia che non è possibile quantificare in termini monetari: la distruzione della Biblioteca Nazionale dell’Iraq.
Lo storico dell’arte Zainab Bahrani ha messo in evidenza, in un articolo pubblicato sul magazine «Document Journal», una prima stima delle perdite, considerando che la Biblioteca, assieme all’Archivio di Stato, conservavano migliaia di documenti, manoscritti, tavolette.
Lo scenario descritto è degno della migliore letteratura post-apocalittica: sale intere ridotte a gusci vuoti, libri su libri trasformati in cenere, carbonizzati, macerie dove c’erano alcuni tra gli esempi più importanti di una cultura millenaria e frutto di produttive e storiche “contaminazioni” tra più popoli ed etnie.
Se pensiamo alla leggendaria “Casa della Sapienza” di Baghdad, una delle più grandi istituzioni culturali del mondo arabo-islamico, prima biblioteca e poi vero e proprio centro di irradiazione della cultura, notiamo che la storia si ripete con ineffabile ciclicità: a farne le spese, anche, purtroppo, immensi patrimoni dell’umanità.
Come ha scritto Hassan Blasim, poeta, regista e scrittore iracheno trasferitosi da alcuni anni in Finlandia, «we need to express the disaster of our lives».
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