Ma per Aleh Vouchak, attivista per i diritti umani e membro di Chartja ’97, i reali motivi dell’arresto dei due funzionari sarebbero collegati alle prossime elezioni presidenziali, in programma nel 2015: Lukashenko avrebbe voluto così dare un segnale di forza ai più alti funzionari dello Stato, allo scopo di scoraggiarli da qualsiasi tentativo di rovesciare il potere costituito. Il presidente bielorusso – stando alla versione di Vouchak – sarebbe preoccupato di una possibile ë nella consultazione: Mosca starebbe infatti pensando di sostenere un suo candidato, un influente funzionario in grado di calamitare consensi sia tra la popolazione ma soprattutto tra i tecnocrati di Stato. E Kanaplëv di consensi ne aveva accumultati parecchi durante il suo mandato di presidente della Camera dei Rappresentanti. “E’ chiaro – afferma l’attivista – che si è trattato di un’azione volta a metterlo sotto pressione psicologica e a valutare le sue reali aspirazioni di potere”, oltre che a inviare un chiaro messaggio alle alte sfere dello Stato.
Chartja ’97 ritiene da tempo che Lukashenko, a dispetto delle dichiarazioni di facciata, non sia più gradito al Cremlino, che al suo posto vedrebbe invece meglio un leader più allineato alle nuove logiche geopolitiche di Mosca. A cominciare dalla nuova Unione Doganale euroasiatica, di cui la Bielorussia farà parte e nella quale la Russia vorrebbe includere anche le “ex ribelli” Ucraina e Georgia.