Il Bifidus, Cabot Cove e i debiti della lotta.
Nome: Bontà Viva
Costo: 1,49 €
Dove: Penny Market
Voto: 3,5 / 5
Viviamo in un’era di caos psichico e di catastrofi semantiche, come diceva qualcuno.
Capita per esempio che un uomo di mia conoscenza di cui non scrivo il nome, chiamiamolo chessò… Jessica Fletcher! Ecco Jessica Fletcher, alcuni anni fa, ha partecipato ad un presidio di sostegno alla lotta di alcuni lavoratori di una certa catena di supermercati, che chiameremo “Na-na-na”, che per giri del cacchio, subappalti a cooperative esterne e fabbruttismo generale, prendevano 2€ all’ora.
Non si scherza. Soprattutto se c’è di mezzo Jessica Fletcher.
Jessica Fletecher è stata identificata e denunziata per aver, così sostiene l’accusatrice (una dei lavoratori-crumiri che bypassò il picchetto), di aver rubato una bicicletta per – giurin giuretta – rivenderla e pagare le spese della lotta. Sì, avete letto bene. Sembra che la lotta si paghi in biciclette rubate.
Ora, questa cosa così allo stesso tempo folle, ridicola e stupida rientra comunque nel “penale” con processo e tutto quanto. E come si fa a difendersi da un’accusa del genere, senza sorridere? Che se l’accusato fosse davvero Jessica Fletcher e se la catena di supermercati “Na-na-na” fosse a Cabot Cove, tutto ciò non sarebbe accaduto, perché a Cabot Cove muoiono solo i cattivi per mano di cattivi che vengono acciuffati dai buoni. Perché è tutto è semplice a Cabot Cove. Se ad un certo punto di una puntata della Signora In Giallo, viene ripresa una bicicletta, tu sai che quella bicicletta sarà fondamenteale per il disvelamento del mistero. Ogni cosa ha senso a Cabot Cove.
Dicevo che viviamo in un’era di caos, di accuse ridicole, di lavoratori a 2€ all’ora e di personaggi televisivi che da anni, negli spot, cercando di venderci yogurt che fanno cagare.
Dello strano rapporto delle donne con il proprio intestino, avevo già scritto qui.
E torniamo alla Barbie che c’ha le tette grossissime, la vita sottilissima, le gambe chilometriche, i capelli biondissimi e si dice che se noi donne siamo tutte anoressiche, complessate, bulimiche è perché giocavamo con la Barbie.
Siamo così complessate e stressate che non caghiamo mai o non caghiamo abbastanza e quindi dobbiamo riempirci di prugne, fibre e biscotti lassativi…
Se volete invece tutta la verità e nient’altro che la verità sulla fantomatica SINDROME DELL’INTESTINO IRRITABILE, vi consiglio di leggere qui.
Siamo più nutriti, sedentari e piagnoni che prima: il cambiamento progressivo dello stile di vita ha fatto sì che i nostri pancini dessero più problemi. O forse no, ma siamo più ricchi e più mezzeseghe. L’inarrestabile tendenza a focalizzarci sul nostro ombelico ci porta spesso a riflettere su quello che c’è dietro (dietrologia+gastroenterologia = robba forte), e dunque ci facciamo più caso rispetto a prima, quando toccava scendere in miniera all’alba per sfamare i nostri dodici figli e le nostri mogli quindicenni e di tempo per queste fregnacce proprio non ce n’era (e, per inciso, la gente non andava dal medico per un cagotto o per la mancata evacuazione, I suppose, ma forse sono un romantico passatista).
Insomma… sia che siate donne stitiche o uomini ipocondriaci, a volte la verità è così assurda e priva di senso (mica come a Cabot Cove) che forse è meglio concentrarsi sul qui e ora e, nella fattispecie, sulla nostra capacità di cagare più o meno regolarmente.
Se non c’è ordine ed armonia fuori di noi, che ci sia almeno all’interno di noi. Come? Mangiando yogurt che fanno cagare, per esempio, perché hanno dentro il bifidus. Ma se siete qui, è perché siete saggi consumatori che non vogliono pagare lo stipendio di Alessia Marcuzzi, Geppi Cucciari e a quei due copy che scrivono gli spot dopo essersi fumati un paio di bong. (Manco i loro bong, volete pagare…presumo).
Ma partiamo da una domanda: cosa diavolo è il BIFIDUS?
La Danone ha introdotto all’interno della sua linea Activia dei prodotti che riportano la parola Bifidus, in diverse varianti come Bifidus Actiregularis, Bifidus Regularis, Bifidus Digestivum, Bifidobacterium Lactis. Questi nuovi prodotti hanno la particolarità di avere al loro interno un batterio davvero speciale, visto che la sua esistenza è stata scoperta proprio dal marchio francese. Al di là delle proprietà benefiche tanto osannate dall’azienda, vi è un’azione commerciale che è stata in grado di esaltare le proprietà del meno commerciale Bifidus Animalis, che è il vero nome di quello che la Danone ha trasformato nel Bifidus Regularis per catturare i consumatori. [...] Il Bifidus è un batterio intestinale, e per essere più precisi per quanto riguarda il marchio Danone parliamo di una sottospecie di Bifidobacterium animalis DN 173 010, che si trova nell’intestino di molti mammiferi tra cui gli umani. [...] Il Bifidus Animalis DN-173010 appartiene alla categoria dei probiotici, che consistono in batteri vivi, che se ingeriti, hanno notevoli proprietà benefiche per l’organismo, in particolare per quanto riguarda il processo digestivo. In parole semplici, quando questo batterio arriva fino al vostro tratto digestivo, esprime tutto il suo potenziale. Passando attraverso lo stomaco riesce a sopravvivere agli acidi gastrici. A questo punto si muove attraverso l’intestino, riuscendo insieme ad altri microorganismi a spingere “gli scarti” verso il colon.
(Fonte)
Che i batteri siano cosa buona e giusta è un dato di fatto. Che ci si possa inventare dei batteri e commercializzarli, per appagare il nostro bisogno di armonia intestinale (in un mondo disarmonico) è tutta un’altra storia.
Ritorniamo sulla scritta “Bontà Viva” e all’associazione mentale con “Cannibal Holocaust”… l’idea di ingerire batteri che si trovano nello stomaco delle bestie e che, suddetti batteri, facciano da buttafori nel mio colon, mi fa piuttosto senso.
E quindi? Assenza di senso, per assenza di significato, per disarmonia semantica… io scelgo – se devo scegliere – quello che costa meno (che è buono, eh! Sa un sacco di prugna!). Anche perché, con quello che costa la lotta oggigiorno… poi ci tocca pure rubare le biciclette.
BIO Valeria Disagio
Valeria è nata a Varese nel 1982. Esordisce nel 2005 con il romanzo Casseur e partecipa a diverse raccolte di racconti. Vive nei boschi. Ha tre gatti. Attualmente disoccupata. È fondatrice e curatrice del blog “Discount or Die”. Cura una fanzine www.nihilismi.wordpress.com Collabora con un cineclub www.domenicauncut.wordpress.com