E su questa frode Keane costruisce un vero e proprio impero fino a che Margaret si stanca e divorzia portandolo in tribunale per risolvere la questione della paternità dei quadri.
Il giudice dispone come prova definitiva che i due dipingano un quadro davanti a lui nell'aula di giustizia.
Margaret termina il suo in meno di un'ora, Walter non comincerà nemmeno accusando dolori a una spalla.
E perde la causa...
Proprio ieri , parlando de La teoria del tutto , mi chiedevo il perché di cotanto affollamento di biopic negli ultimi tempi.
Calo di ispirazione o la realtà che supera sempre la più fervida delle immaginazioni?
Big Eyes non ci fornisce questa risposta o meglio ce ne elargisce una terza su un piatto d'argento: e se fosse semplicemente una bella storia da raccontare?
Tim Burton per la seconda volta si cimenta nel genere e visto che la prima volta fece praticamente un capolavoro, Ed Wood, uno dei suoi film migliori, perché non dargli credito nonostante il suo recente periodo di appannamento artistico?
Faccio bene a dare fiducia ancora a Burton?
Molto meglio di alcuni suoi recenti passi falsi ma si fa fatica a riconoscere l'autore in questo film.
O meglio si vede solo a sprazzi.
Si vede nella primissima inquadratura del film, quel vialetto con case e macchine color pastello, un cielo azzurrissimo e prati ordinati verdissimi che quasi fanno sentire l'odore di erba appena tagliata ( come in Edward Mani di Forbice), oppure quando si vede Margaret all'interno della soffitta, nascosta agli occhi di tutti mentre è intenta a creare la sua arte in una dimensione sospesa tra il reale e il favolistico, oppure anche quando con la figlia nottetempo fugge via con la macchina in un viaggio verso una nuova vita e una nuova consapevolezza.
E hanno molto di burtoniano anche i veri quadri di Margaret Keane, quei bambini con gli occhi grandissimi che hanno il physique du role dei freaks tanto cari al regista, perennemente in bilico tra l'inquietante ( il quadro appeso alla scuola) e il kitsch.
Altra cosa che stupisce è la direzione degli attori: mentre Amy Adams è molto misurata, si fa fatica a riconoscere in una donna mortificata nei suoi tailleurs dai colori improbabili la stessa attrice che l'anno scorso andava in giro con scollature vertiginose in American Hustle, Christoph Waltz è lasciato a gigioneggiare senza ritegno e lasciato senza il minimo freno il buon Christoph non è un bel vedere.
Big Eyes a ben vedere è la storia di una delle prime pioniere del femminismo in un America ancora maschilista, la storia di un American Dream finalmente virato al femminile.
Bella storia ma forse ci sarebbe voluto un po' più di coraggio nel raccontarla.
O forse ha voluto semplicemente nascondersi dentro al film in segno di rispetto per la vera Margaret Keane, di cui è amico da tempi non sospetti.
E anche collezionista della sua arte.
PERCHE' SI : una bella storia tra amore e frode mediatica, Amy Adams intensa e misurata, sprazzi d bel cinema del Burton che fu
PERCHE' NO : biopic troppo convenzionale, poco coraggio in una narrazione circostanziata ma priva di slanci, Christoph Waltz lasciato a gigioneggiare senza ritegno...
( VOTO : 6,5 / 10 )