Big Eyes

Creato il 16 gennaio 2015 da Eva Gatti @avadesordre


Nel 1958 Margaret Ulbrich abbandona il marito e con la figlia al seguito, si trasferisce a San Francisco dove incontra Walter Keane, aspirante pittore come lei. I due si sposano e quando i quadri della moglie che rappresentano bambini dagli enormi occhi tristi, cominciano ad avere successo, un po' per caso un po' per necessità (la pittura femminile non aveva mercato) Walter si spaccia per l'autore. Margaret resta intrappolata nel segreto domestico per quasi un decennio in nome dell'amore e della crescente ricchezza fino a quando porta il marito in tribunale e rivendica la propria identità artistica.

Premetto subito che Big Eyes non è un capolavoro ma certamente un film più che dignitoso che potrebbe anche avere una rivalutazione futura visto che a mio modesto parere segna una svolta nella produzione burtoniana. Il regista, chiuso il cerchio con Frankenweenie, remake del suo primo corto, sembra cercare una nuova strada libera dai manierismi stilistici dei suoi ultimi lavori.
Le tematiche di fondo non sono cambiate, ancora una volta il disagio di non essere accettati dalla società, ma non è più quello adolescenziale o di un freak ma il disagio di un artista, probabilmente con un che di autobiografico visto che da Burton ci si aspetta sempre la stessa cosa, una fotocopia possibilmente migliore (paradosso!) delle pellicole che lo hanno reso celebre, parallelamente al caso di Margaret che si vede costretta a replicare all'infinito i trovatelli che le hanno dato la fama, senza potersi evolvere in nuove vie artistiche.
Per la prima volta nella sua carriera il regista si concentra su una protagonista femminile, proprio perché negli anni '50/'60 in cui si svolge la vicenda, la donna ha pochissime possibilità di scegliere la sua via all'interno della società, non solo in campo artistico, dove non viene considerata: ricordiamo che il film si apre mostrando Margaret già come una ribelle, una che lascia il marito "quando divorziare non era ancora diventato di moda", la vediamo fuggire dalle ordinate villette color pastello in cui si svolgeva l'azione di Edward Mani di Forbice e forse anche Burton cerca oggi di sfuggire dai suoi stessi eroi.


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