Sottilmente, di fotogramma in fotogramma, di situazione in situazione, prende dunque corpo una retrolettura del film. Ricco di contrappunti ironici (la sagoma del gigante ritagliata sul granaio o l'esoftalmia pazzerella di Steve Buscemi) Big Fish rinnova attraverso immagini e atmosfere surreali la difficoltà di essere normali; o, per dirla meglio, di accettare la propria normalità ritmata tra il vero, l'assurdo e il plausibile. Anche quelli che sembrano gli elementi di un'ingenuità tipica della way of life statunitense vengono asserviti - sottilmente, in controluce - alla necessità di lasciar trapelare il senso di unicità e irripetibilità della vita di ciascuno e degli eventi che la scandiscono (il matrimonio, la nascita di un figlio, la morte): così normali per il resto dell’umanità, ma così straordinari per chi li vive in prima persona. La moglie del protagonista (la bellissima Jessica Lange) non è quindi solo uno stereotipo ma la custode fedele di tante avventure mai smentite.
Il tessuto narrativo è denso di allegorie con cui il regista rimarca la cifra stilistica di chi è sempre con un piede dentro e uno fuori dai registri hollywoodiani. Burton non si è improvvisamente convertito a una logica buonista: il suo talento visivo, spiazzante, allontana qualunque sospetto di compiaciuta affettazione. La sua è un’apologia del sogno e dell’utopia, di un mondo "altro". Non a caso per il suo elogio all’immaginazione si serve del circo come spettacolo "puro", di cui già Fellini riconosceva la magia. E dando voce alle memorie di un anziano va in controtendenza a un'epoca come la nostra che perora la causa dell'eterna giovinezza.
A fine proiezione, mentre ormai scorrono i titoli di coda, l’animo dello spettatore si allaga di un consolante convincimento: "A furia di raccontare le sue storie, un uomo diventa quelle storie", dice Will, il figlio di Edward Bloom. "Esse continuano a vivere dopo di lui, e così egli diventa immortale".
D’altra parte, se non la racconti che vita è?
Big Fish, di Tim Burton, con Ewan McGregor, Albert Finney, Jessica Lange, Helena Bonham-Carter, Marion Cotillard, Steve Buscemi, Danny DeVito (Usa, 2003, 125’). Giovedì 13 gennaio, Rete4, ore 23,25.