Big Game - Caccia al presidente ( 2014 )

Creato il 15 luglio 2015 da Bradipo
Nei boschi della Lapponia, Oskari che sta per compiere tredici anni è alle prese con la prova che testimonierà il suo ingresso nel mondo degli uomini: la caccia al cervo , armato solo di arco e di frecce.
E se la deve cavare tutto da solo.
Intanto nel cielo lappone sfreccia l'Air Force One, l'aereo del presidente degli Stati Uniti che è sotto attacco da parte di un gruppo di terroristi. Il presidente viene messo in salvo attraverso una specie di capsula di salvataggio che lo fa atterrare in mezzo ai boschi e si deve guardare dai terroristi che lo stanno cercando.
L'unico che può aiutarlo è Oskari. 
Riuscirà la strana coppia a sopravvivere all'attacco terroristico?
L'idea alla base di questo film era perlomeno intrigante : prendi un regista che più finlandese non si può , dallo stile trasversale e legato fortemente alle proprie radici, ovvero Jalmari Helander ( già visto  all'opera in Trasporto eccezionale), dagli due soldini , in questo caso 8 milioni e mezzo di euro, affiancagli un gruppo di attori americani per dare una patina internazionale alla tua produzione, e realizza un qualcosa che unisca al meglio queste due anime così diverse e contrastanti.
Il risultato dovrebbe essere assicurato, almeno sulla carta.
Purtroppo non è così : Big Game - Caccia al presidente è un film in cui queste due anime non sono mai unite al meglio in un effetto sinergico, anzi spesso sembrano collidere l'una con l'altra in una narrazione che procede col freno a mano tirato ( in meno di novanta minuti riesce ad affiorare anche un po' di noia ) e a compartimenti stagni raccontando per lunghi tratti in alternativa le due storie.
Da una parte il percorso formativo di Oskari, tredicenne con la voglia matta di dimostrare al padre che può calcare le sue orme e che è degno erede della sua fama di cacciatore ( le intenzioni del ragazzo sono buone, il risultato forse un po' meno ), dall'altra la storia di un Presidente americano, color nero Obama, ben lontano dallo stereotipo incarnato da Harrison Ford in Air Force One o dal Bill Pullman di Indipendence day, uomini che non esitano un attimo quando si tratta di passare all'azione, ma un uomo ai limiti del pusillanime, che non sa picchiare ( cavolo, ma sei nero, mai avuto un'infanzia gangsta a suon di mazzate dietro le orecchie?), anzi che non fa altro che prenderne per tutto il film.
Quanto è più interessante il percorso di Oskari , tanto è poco originale la storia del Presidente e dei terroristi cattivoni che vogliono rapirlo.
E quello che doveva essere il punto di forza, anche commerciale, di un film dal budget importante per essere europeo, si rivela paradossalmente il suo limite, perché si saltabecca da una storia all'altra senza il minimo costrutto aspettando un rendez vous che non tarda ad arrivare e che avviene in modi assai convenzionali per non dire già visti.
Anche il fattore fiabesco dell'incontro tra un bambino come tanti e l'uomo più potente del mondo è disinnescato , quasi maltrattato, della serie ci conosciamo ma ognuno rimane nel suo, soprattutto è Oskari che prende la guida di tutto.
E' piacevole l'effetto nostalgia che provoca, il suo continuo strizzare l'occhio ( ma che c'avrai dentro quest'occhio?) a certo cinema action degli anni '80 e '90, fracassone e rocambolesco assai lontano dal concetto di verosimiglianza,  encomiabile anche il non prendersi troppo sul serio , ma l'impressione è che questo Big Game - Caccia al presidente, sia solo un film arrivato irrimediabilmente fuori tempo massimo.
Ed è un vero peccato perché le premesse per qualcosa di buono c'erano tutte.
PERCHE' SI . idea di base intrigante, bella ambientazione boschiva e montana, effetto nostalgia, ironia e autoironia.
PERCHE' NO  : le due anime del film non lavorano in sinergia, il racconto dell'attacco al presidente è già visto e rivisto, sembra un film arrivato fuori tempo massimo.
LA SEQUENZA : l'incontro tra Oskari e il presidente e il mettere subito in chiaro chi comanda.
DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :
Il budget è importante per fare del buon cinema ma non è fondamentale.
Ad Helander hanno fatto male tutti questi soldini.
Gli americani non riescono mai a rinunciare a una buona dose di retorica nazionalista.
A volte le buone idee non bastano per sorreggere un film.
( VOTO : 5 / 10 )


 

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