BigFest – Let’s Rock and Roll!

Da Videogiochi @ZGiochi
di Danilo "feandie" Iaccio

Quanti di voi hanno vestito i panni del PR durante gli anni liceali, preoccupandosi di sponsorizzare l’evento e vendere quanti più biglietti possibili agli amici e i ragazzi del vostro istituto? Bene, perché forse potreste essere interessati a un nuovo gioco che si aggiunge alla libreria digitale di PS Vita, in cui sarete chiamati a vestire i panni non solo del PR ma anche del manager, per organizzare un festival musicale con tutti i crismi. Il gioco di cui parliamo si chiama BigFest, sviluppato da On the Metal e XDEV Studios, facente parte della categoria “Annunciato e poi sparito”. Quello che nelle intenzioni sembrava inizialmente un progetto destinato ad essere free-to-play è poi divenuto all’atto pratico, un gioco come un altro, venduto a 9,99 euro sul PlayStation Store. Vediamo dunque questo particolare gestionale, uscito a sorpresa, cosa ha da offrire.

GET THE PARTY STARTED

Le fasi iniziali sono scandite da un tutorial che è parte integrante della progressione di gioco, che si esplica attraverso il conseguimento dei tre obiettivi dei cartelloni, a cui corrispondono tre stelle, che sbloccano progressivamente altri cartelloni e altre situazioni di gioco. Il compito a cui siamo chiamati a rispondere è quello di ingaggiare delle band più o meno famose, che in base alla loro fama rappresentata dalle stelle Vibe, avranno un diverso richiamo verso il pubblico nonché diverse pretese da soddisfare, al fine di non ritardare l’ingresso sul palco facendo infuriare la folla e aumentare lo status dei rapporti professionali con loro. Man mano che si avanza con i cartelloni vi sarà chiesto di organizzare Festival con una fino a tre band: una di apertura, una di supporto e un Headliner, generalmente con fama crescente culminando con una band celebre.

Il catalogo delle band disponibili è davvero grande e sposa quasi tutti i generi: Rock, Pop, Hip Hop, RnB, Jazz, Classica e via discorrendo. Ciò è dovuto al fatto che gli artisti scelti sono senza un’etichetta e oltre a metterli in mostra, libera il gioco dal pesante fardello di licenze e problemi affini che creano più di un grattacapo allo sviluppo di giochi con questi indirizzi musicali. Tra l’altro, la selezione ci è piaciuta in linea generale, le musiche sono perlopiù orecchiabili, alcune buone, a patto di essere eclettici sotto il profilo del gusto musicale. Da un’apposita icona si può esplorare il catalogo ed inserire un massimo di otto band nella playlist da far poi esibire a propria discrezione. Questa parte risulta molto macchinosa, a causa della necessità di una connessione alla rete per scaricare le canzoni, e purtroppo proprio le funzionalità online legate al gioco sono una terribile spina nel fianco. Numerose sono le volte in cui il gioco ci ha chiesto di verificare la connessione perché non si riusciva ad agganciare al server, costringendoci a ripetuti tentativi fino a giocare per forza di cose offline. E anche quando funziona lo spostamento così come il caricamento dell’anteprima di una canzone è lento e tedioso.

L’intrattenimento della folla non passa solo per il reclutamento di anonime o celebri band, la cui fama tra l’altro varia e può essere controllata nella classifica musicale, ma anche attraverso la costruzione di bancarelle di bevande, cibo e merchandise, nonché tramite l’edificazione di servizi igienici quali toilette e docce, o cestini attraverso cui smaltire i rifiuti, ma anche impianti di illuminazioni, impianti audio e megaschermi, necessari per soddisfare i bisogni del pubblico e incassare importanti BigNotes (la moneta di gioco), necessari a migliorare le strutture, comprarne di nuove e badare alla manutenzione di quelle presenti. Tutte cose da gestire in tempo reale, senza pause strategiche, con una visuale dall’alto e la possibilità di poter zoomare, o per tenere d’occhio tutto quello che succede si può premere il dorsale sinistro per avere ampia visione di quasi tutto il festival. La progressione sia del gioco che della costruzione delle strutture è molto guidata, cosa che abbiamo poco gradito sia perché non si può arrivare a un game over non essendoci una modalità libera ma solo l’organizzazione di un singolo evento, sia perché la costruzione degli edifici è contingentata, privando di molta libertà di scelta. Oltretutto nelle fasi più avanzate ci sono sembrati abbastanza sbilanciati i costi per aggiornare alcune strutture con richieste di denaro molto consistenti, a cui pongono rimedio i biglietti VIP nelle fasi più avanzate che consentono di partecipare a un minigioco e raccogliere ottime quantità di denaro. Tutti questi elementi creano un quadro caotico e poco divertente, che si manifesta quando a tutto questo dobbiamo andare incontro alle esigenze del pubblico, pena l’abbandono da parte loro del Festival.

Così come nella vita reale, le persone presenti al Festival si lamentano in continuazione, in base alle condizioni meteo e atmosferiche essi preferiranno bere una cioccolata calda, mangiare un hamburger comprare dei gadget particolari e così via. Il gioco chiede a voi di essere un manager proattivo, di visionare le richieste della gente imparando a riconoscere le icone che compaiono nelle “nuvole” sopra le loro teste, ma anche fare il lavoro del buttafuori cacciando via, con un tap sul touch screen della console sulla relativa icona, i puzzolenti punkabbestia, gli streaker che corrono nudi, oppure tizi vestiti da clown che si divertono a incendiare i rifiuti, e tanti altri sabotatori che una volta fermati lasceranno un token che sarà possibile usare nei Festival dei vostri amici (altra funzionalità online), per rendergli la gestione dell’evento quanto più difficile possibile. Queste situazioni di gioco però unitamente all’impossibilità di gestire in pausa la costruzione o lo spostamento delle bancarelle (le operazioni che chiedono più tempo), creano un’esperienza di gioco in alcuni momenti confusionaria, in cui si è costretti a rimbalzare da una parte all’altra per intervenire laddove ce n’è bisogno. Tra l’altro lo spettacolo visivo offerto sullo schermo di PS Vita non riesce certo a tirar su il morale, non solo per un ambiente di gioco poco dettagliato ma anche per uno stile artistico poco ispirato.