Sopravviverà il Belgio? Certo ci sono dei brutti segni. Penso al luogo esatto in cui mi trovo ora, che fino a quarant'anni fa era in territorio fiammingo. Ma poiché un'università francofona parlava la lingua sbagliata, ecco la separazione consensuale e lo sdoppiamento: fiamminghi di qua, valloni di là. Ed eccoci finiti nel territorio "giusto". Insomma, convivere, specie in un territorio limitato (ma qui non ci sono problemi di sovraffollamento), non è facile. Ed evidentemente non basta il bilinguismo della capitale, con i cartelli in cui perfino l'ordine tra le due lingue principali è continuamente modificato, per non assegnare nessuna priorità, nemmeno per metamessaggio.
Scrive l'editorialista de Le Soir Béatrice Delvaux:
"Fate un accordo oggi e un governo domani. Altrimenti avrete provato la vostra inutilità, abbandonando a se stessi dei cittadini disperati. Non è un governo di tecnocrati, lo scatenarsi della speculazione o la messa sotto tutela da parte dell'Europa ciò che dobbiamo temere. Non, ciò che bisogna temere, con terrore, è l'esplosione del rifiuto della politica, la perdita di fiducia nella democrazia e lo scivolamento verso l'estrema destra. Se non mediante la nascita di un partito politico, almeno nello stato d'animo di una popolazione il cui disgusto e la cui impazienza aumentano e che non ne può più di una crisi politica senza uscita."Mi fa pensare che, alla fin fine, la crisi che stiamo vivendo è prima di tutto della democrazia, della politica (con la mente vado all'altra, ben più grave, notizia politica di questo momento: imorti di piazza Tahrir.). Forse non ci crediamo più, che possiamo trovare il modo di vivere insieme. E invece possiamo, maledizione se possiamo.
da TEMPI FRU FRU http://www.tempifrufru.blogspot.com