Sarà possibile trovare per la prima volta l'edizione in vinile rosso del disco, stampato in sole 300 copie, con cinque cartoline esclusive accluse ad ogni copia.
Ho colto l’occcasione per fare il punto con uno dei fondatori del Biglietto, Mauro Gnecchi.
L’INTERVISTA
Tu sei uno dei fondatori del gruppo che prese avvio nel 1972: potresti sintetizzare la vostra storia attraverso gli elementi più significativi che vi hanno condotto sino all’attuale momento?
La storia del Biglietto parte dall’incontro di due gruppi musicali del territorio lecchese nel 1972.L’amicizia e la convinzione di riuscire a fare musica nostra ha creato l’amalgama, che io definisco magico, del Biglietto. La forza, ancora attuale, dei testi di Claudio ha poi fatto la differenza, l’energia esplosiva che si sprigionava nelle performance dal vivo ha lasciato vivi ricordi nei nostri fans. Ma la cosa incredibile è che noi, in quegli anni, non ci siamo accorti di nulla. Solo dopo, con l’avvento di Internet, abbiamo capito cosa avevamo creato con la musica, ma soprattutto con i testi. Oggi, con i nuovi arrangiamenti, l’esperienza e il bagaglio musicale di tutti noi, siamo riusciti a rivitalizzare il lavoro degli anni ‘70
Conosco bene l’atmosfera di quei giorni dal punto di vista della partecipazione, ma mi piacerebbe avere il tuo parere su cosa volesse dire essere il musicista di una band rock ad inizio anni ’70.
Negli anni ‘70 anche noi eravamo agli inizi, quindi la consapevolezza di essere un musicista rock era in secondo piano. Per noi era importante suonare, girare l’Italia, conoscere altri musicisti, scambiare le nostre esperienze, vivere la libertà che la giovane età e la musica ci metteva a disposizione. L’emozione di suonare davanti ad un pubblico non ha età, oggi, è la stessa di quegli anni. Sono 46 anni che batto il tamburo, ma ogni volta che salgo su un palco il mio bambino si riempie di gioia, che condivido sempre con i miei compagni.
Mi racconti un aneddoto, un incontro che giudichi importante per l’evoluzione del Biglietto?
Il Biglietto nasce al Be-In di Napoli nel giugno del ‘73. Per noi è stato il battesimo musicale. Il primo festival importante davanti a migliaia di persone, il muro di ampli Cabotron mai visti prima, il palco enorme, ma soprattutto l’urlo di gioia del pubblico alla fine di Confessione. E’ impossibile descrivere l’emozione di quel momento. Poi i due mini-tour con gli Area, Rocchi e Madrugada. Toccavamo il cielo con un dito. Mi ricordo di Giulio Capiozzo, con il cappello del prete sul rullante ad esercitarsi e contemporaneamente a raccontare barzellette, ed io lì a cercare di capire e imparare, a “rubare” quello che potevo.
Che cosa è accaduto, professionalmente parlando, ai fondatori della band, dal momento dello scioglimento sino alla reunion del 2007?
Pilly Cossa ha insegnato da subito musica nelle scuole medie, ha diretto un coro per parecchi anni, poi è entrato con me a far parte del gruppo di musica popolare Bandalpina. Claudio Canali ha continuato a livello cantautorale per un anno poi, piano piano, si è avvicinato alla vita monastica. Marco Mainetti, finiti gli studi universitari e il servizio militare, ha abbandonato musicalmente il contatto con il pubblico e suona solamente in privato con amici. Oggi è titolare di una ditta di componenti elettronici Fausto Branchini, dopo il servizio militare, oltre al suo lavoro di assicuratore prima e commerciante poi, ha scritto diverse canzoni rimaste comunque nel cassetto. Baffo Banfi ha pubblicato due LP di musica elettronica, poi ha iniziato a lavorare come fonico. Io, con Pilly, sono tornato per due anni a suonare in sala da ballo. Nell’ 82 mi sono avvicinato al Jazz tradizionale. Nell’ 85, con altri 4 percussionisti, abbiamo formato il Percussion Staff, tuttora attivo ( abbiamo suonato il 17 settembre al MiTo). Nell’ ‘89 inizia (e continua) la mia avventura folk con la Bandalpina e nel ‘90 con il quartetto europeo Bakamutz. Nel 2005 ritorna il Biglietto in una prima versione folk ( Destabanda) poi con l’attuale progetto.
Le liriche da voi proposte non erano un banale riempitivo, ma erano presenti forti messaggi tendenti al provocatorio: c’era in voi la convinzione di poter cambiare il mondo con una canzone, caratteristica dell’utopia giovanile di quei giorni?
Non ci siamo mai confrontati sull’argomento: ognuno ha vissuto quei momenti a modo suo e secondo la propria sensibilità. Non avevamo grandi aspettative, ma forse il fatto stesso di essere impegnati a dar vita e senso a quei testi era il modo di sentirci partecipi di un movimento che era nell’aria e che ti dava l’illusione di far parte di qualcosa di più grande e collettivo.
A chi vi ispiravate dal punto di vista prettamente musicale?
I nostri ascolti erano diversi, ma non ci siamo ispirati a nessuno. Provavamo 6/7 ore al giorno e il risultato finale era il lavoro collettivo. Si partiva da un’idea di base, normalmente proposta da Claudio, poi si sviluppava con l’intervento di tutti fino alla conclusione del brano. La cosa bella, che tra l’altro rappresenta molto bene la forza e la coesione del gruppo, è che non ricordo una sola litigata, si lavorava in perfetta armonia.
Il vostro ricongiungimento porta ad una implementazione del nome, con l’aggiunta del “punto folk”, con l’intento di rivedere il vecchio repertorio sotto una nuova ottica: da dove parte questa esigenza?
Nel 2005 abbiamo pubblicato il cofanetto con i due LP, una registrazione dal vivo (unico documento del Biglietto di allora) in tour con gli UFO, un video per presentare il progetto e un libro dove abbiamo raccontato la nostra breve storia, con aneddoti e ricordi vari. Per presentare il lavoro nelle varie librerie, FNAC ecc., Pilly ha pensato di utilizzare la nostra esperienza nell’ambito della musica popolare e prendere due brani del Biglietto e vestirli in chiave acustica folk (genialata!!!). “ Il Nevare” del primo album trasformato in mazurka e “ L’arte sublime di un giusto regnare” del secondo in un ballo bretone (andro). Da lì nasce la prima formazione “Destabanda”. Poi lo stallo musicale che ci porta a cambiare formazione, nostro malgrado, con l’inserimento di musicisti provenienti da varie esperienze musicali, con i quali pubblichiamo nel 2010 “ Tra l’assurdo e la ragione”. Quest’anno abbiamo pubblicato “ Vivi lotta pensa” e abbiamo tolto il “ punto folk”, in primo luogo perché l’album ha un impronta molto prog/rock e poi perché non aveva più senso quell’appellativo.
Come è nato il coinvolgimento di Frate Isaia/Claudio Canali nel CD “Tra l’assurdo e la ragione”?
Molto semplice: il titolo del CD è un a sua canzone del ‘77 che noi abbiamo arrangiato, e poi si è chiuso il cerchio religioso: dopo 40 anni Frate Isaia è stato interpretato da Fra Claudio nell’introduzione di “Confessione”. Meraviglioso. Siamo andati all’Eremo con registratori e microfoni e abbiamo inserito voce e alcune note di flauto del fraticello.
Quali sono le grandi differenze in fase live tra la vecchia formazione e quella attuale?
La vecchia formazione aveva due tastiere, Baffo e Pilly, la nuova ha sostituito la parte elettronica di Baffo con il trio acustico di flauti, ocarine, pifferi, cornamuse, violino e mandolino. La difficoltà live sta nel trovare il giusto bilanciamento tra la parte elettrica e quella acustica. Abbiamo un fonico superlativo che è il nono elemento del gruppo che deve gestire qualcosa come 26 canali, tanti sono gli strumenti che utilizziamo nei nostri concerti live.
Mi dai un tuo giudizio sullo stato attuale della musica, quella prog in particolare?
Purtroppo la cultura musicale rock in Italia è rappresentata dai soliti nomi. Mi fa molto piacere che il prog, piano piano, si stia facendo largo. La nascita di nuovi festival e la passione di alcuni promoter fa ben sperare, ma la strada è veramente dura.
Cosa c’è nel futuro prossimo del Biglietto?
Finito il progetto con “ Vivi lotta pensa”, pensiamo di continuare con un album di inediti. Stiamo valutando alcuni testi sul disagio mentale, argomento che ci interessa molto.